contact tracing
In Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia il test. App «sviluppata nel pieno rispetto della normativa sulla privacy italiana ed europea», assicura la ministra Pisano
di Nicola Barone
In Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia il test. App «sviluppata nel pieno rispetto della normativa sulla privacy italiana ed europea», assicura la ministra Pisano
8 giugno 2020
2′ di lettura
Con oggi parte ufficialmente in quattro Regioni pilota la app Immuni per la tracciabilità dei contatti Covid positivi. Dopo la prima settimana di sperimentazione, il funzionamento a pieno regime su scala nazionale è previsto per il 15 giugno prossimo. Nel mentre saranno Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia le prime a testare cosiddetto “contact tracing” che con il via libera anche del Garante per la privacy ha superato un avvio con più di qualche criticità.
Utile anche contro focolai improvvisi
L’avvio avviene contestualmente al calo dei nuovi casi di infezioni da coronavirus, all’ultima rilevazione i casi registrati sono 197 – una settantina meno – e scende anche l’incremento delle vittime con un dato che non si registrava dal 2 marzo. Perciò scaricare Immuni è «utile in questo momento di ripresa delle attività, per muoversi in sicurezza e diminuire la probabilità di nascita di focolai improvvisi e soprattutto per tutelare noi stessi e le persone a noi care», ribadisce la ministra dell’Innovazione Paola Pisano. Se si è fuori dalla fase acuta è il momento, questo, di stabilire una intelligente convivenza con il Covid-19. «Maggiore è il numero delle persone che scarica l’app e maggiore è la possibilità che si sia avvisati qualora si entri in contatto con un caso positivo». Lo strumento parte «bene», viene speigato, più di 2 milioni sono i cittadini che hanno già Immuni sul proprio smartphone.
Risolti i nodi tecnici
Alla partenza l’applicazione arriva non senza polemiche e inciampi tecnici. Ha dovuto prima superare le critiche alle icone sessiste che ritraevano una mamma con il bambino e l’uomo davanti al pc. Poi sono emersi i problemi legati alla tipologia di smartphone, in alcuni casi incompatibili per scaricare la app e su cui si è concentrato il lavoro degli ultimi giorni. Immuni usa la tecnologia per le notifiche di esposizione messa a disposizione da Apple e Google ed è questa a determinare i requisiti di sistema per scaricare e usare Immuni. Per quanto riguarda in particolare i problemi sugli smartphone Huawei («non dovuti all’app»), si spiega nelle Faq di Immuni, si è lavorato sulla risoluzione e la app è stata resa disponibile sui primi modelli ed entro oggi, secondo le informazioni rese la scorsa settimana, sugli altri.
Scambi attraverso bluetooth
L’app, a cui è dedicato il sito immuni.italia.it, funziona senza seguire gli spostamenti, senza conoscere l’identità della persona che la installa sul proprio cellulare, o quella delle persone con cui si entra in contatto. Si può scaricare gratuitamente e volontariamente, non accede alla rubrica, non invia sms e non chiede il numero di telefono all’utente. Una volta attivata, l’app, registra i contatti con altri utenti usando il bluetooth: scambia codici temporanei casuali con altri dispositivi che l’hanno installata. Questi codici non permettono di risalire all’identità dell’utente. Lo scambio è bidirezionale: ogni smartphone invia il proprio codice e riceve i codici dei dispositivi nelle vicinanze, salvandoli nella propria memoria interna.
Il sistema di allerta
Quando un utente Immuni risulta positivo al SARS-CoV-2, attraverso l’app si attiva un meccanismo per cui vengono avvisati i possibili contatti, che dovranno avvisare il medico di medicina generale o pediatra di libera scelta per iniziare il percorso assistenziale. Per l’assistenza tecnica è attivo il numero verde nazionale 800912491 tutti i giorni dalle 7 alle 22.