BORGOSESIA: Il primo ad arrivare è Leonardo, 6 anni e una prima elementare lasciata a metà quando a febbraio la scuola ha chiuso all’improvviso. Nessuna campanella, ma un banchetto all’esterno in cui misurare la temperatura, ricevere le mascherine colorate e lavare le mani con il disinfettante. Poi su per le scale per cercare il proprio banco tra quelli sistemati nelle palestre o nella ludoteca del centro polifunzionale del comune di Borgosesia, in provincia di Vercelli, dove è stato attivato un progetto pilota di assistenza ai minori rivolto alle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano e finora avevano fatto acrobazie per trovare una sistemazione ai figli che non vanno a scuola. Per lui oggi è come essere di nuovo al primo giorno: tira fuori dallo zainetto un libro da colorare, un quaderno, un giornale sullo spazio è un libro di Geronimo Stilton. “Sono contento di ricominciare”, dice. E ancora più contenta è la madre, che ha sempre lavorato in questo periodo, essendo dipendente di una Rsa. “Abbiamo fatto acrobazie per stare con lui, finalmente è stata trovata questa soluzione”.
Il progetto, supportato da un rigoroso protocollo sanitario, era pensato per essere svolto in una scuola. Era tutto pronto: banchi distanziati, aule sanificate, ma la preside alla vigilia della riapertura ha negato gli spazi dopo il no del ministero.
Ma Paolo Tiramani, sindaco di Borgosesia e deputato della Lega, ha deciso di andare avanti: “Abbiamo ideato questa iniziativa perché le famiglie sono state abbandonate nella gestione dei figli – sottolinea – Il congedo parentale di 15 giorni è insufficiente, così come il bonus babysitter. Molti comuni ci stanno contattando per replicare questo modello: evidentemente la richiesta da parte delle famiglie c’è ovunque. Le istituzioni invece sono troppo lente a dare delle soluzioni”.