Come ho già accennato nell’articolo introduttivo di Westworld, il budget di molte serie Tv sta rapidamente aumentando fino a raggiungere un livello hollywoodiano. L’azzardo è enorme, perché il responso del pubblico non si può mai dare per scontato. Senza le giuste basi e accorgimenti in fase di promozione, anche un concept molto competitivo e apprezzato rischia di non dare il ritorno sperato.
In questo senso The Expanse è un caso emblematico: lanciata in America il 14 dicembre dello scorso anno sul canale Sy-Fy, non ha raggiunto indici di ascolto o share degni di nota; la mancanza di una distribuzione oltreoceano, poi, ha rischiato di far arenare il progetto. È poi intervenuta Netflix, e così lo scorso 3 Novembre la prima stagione di questo peculiare e interessante prodotto seriale ha ottenuto maggiore visibilità sotto l’etichetta di Original Netflix.
Basato su una serie di libri scritti da James A. S. Corey (pseudonimo della coppia di scrittori Daniel Abraham e Ty Franck), The Expanse è una space opera che mischia viaggi spaziali, scontri sociali e politica. Ci troviamo nel ventitreesimo secolo e l’umanità ha iniziato la colonizzazione del Sistema Solare, con risultati non particolarmente rosei: i coloni di Marte hanno rivendicato la loro indipendenza come una repubblica di stampo militare e numerosi reietti terrestri si sono insediati su enormi basi spaziali situati sulla cintura di asteroidi tra Marte e Giove. Queste basi sono rette da un governo provvisorio controllato dalla madrepatria, ma deve fronteggiare un forte movimento ribelle e indipendentista. Aria e acqua sono i beni più preziosi, e i rapporti sempre più precari fra Terra, Pianeta Rosso e la Cintura rischiano di sfociare presto in una guerra interplanetaria.
Ci vengono proposte tre trame da seguire da altrettanti punti di vista differenti: Josephus Miller (Thomas Jane) è un cinico detective della stazione di Ceres (in italiano Cerere, il più grande degli asteroidi) sulle tracce di una ricca ereditiera terrestre scomparsa. L’anziana Chrisjsen è la segretaria delle Nazioni Unite Terrestri che vuole sventare a tutti i costi l’imminente conflitto. James Holden è il capitano in seconda della nave civile Canterbury, che dopo aver accettato una misteriosa richiesta di aiuto si ritroverà ad essere l’ago della bilancia del destino dei tre popoli.
Il primo elemento a colpire, potremmo dire il tratto distintivo della serie, è indubbiamente la componente estetica: gli interni delle navi e delle stazioni spaziali sono stati creati con minuzia di particolari, le scene a gravità zero sono ben riprodotte e in alcuni casi usate per creare scene d’azioni uniche. Gli esterni sono creati con una computer grafica di ottima fattura, che nonostante i limiti del medium sanno convincere e impressionare per la loro complessità strutturale, specialmente quando rappresentano le aree pulite e ordinate della stazione di Ceres contrapposte agli sporchi bassifondi di Medina, che è invece piena di rimandi visivi all’immortaleBlade Runner.
Anche le vicende narrate sono intriganti e per niente banali, con un discorso politico molto sfaccettato, che non parteggia per nessuna delle tre fazioni e che chiarisce le motivazioni dietro le loro azioni e i motivi di contrasto. Tralasciando il personaggio della segretaria, gli altri protagonisti sono assolutamente apolitici, anche se sono costretti a partecipare al gioco allo scopo di portare avanti le proprie battaglie personali.
La costruzione del ritmo è ben ponderata e in crescendo, le rivelazioni sono piazzate al momento giusto nel corso degli eventi, e spesso la trama sorprende perché non segue le linee guida classiche del drama, con morti improvvise e plot twist niente affatto prevedibili.
L’unico reale difetto della serie, che potrebbe aver contribuito al suo parziale insuccesso, è la mancanza di vera personalità: gli attori sono bravi ma assolutamente sconosciuti nell’ambiente, e nessuno di loro brilla realmente di luce propria quando è inquadrato dalla telecamera. Non possiamo pretendere sempre un mostro di bravura attoriale come Bryan Cranston in Breaking Bad, ma un volto carismatico farebbe una enorme differenza per catturare l’interesse dello spettatore.
The Expanse è una serie godibile per gli amanti dell’hard sci-fi, presenta spunti interessanti e raramente affrontati nel genere, e offre una prospettiva critica senza rinunciare al puro intrattenimento. Dategli una possibilità, potrebbe lasciarvi piacevolmente stupiti e magari farvi aspettare con interesse la già annunciata seconda stagione.