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Il messaggio del Papa all’Europa:«non è tempo di egoismi, a rischio la pace»

Apr 12, 2020

URBI ET ORBI

Bergoglio ha spronato l’Europa, nelle sue istituzioni, a scelte coraggiose che condividano gli sforzi collettivi. «L’alternativa – ha detto – è solo l’egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato, con il rischio di mettere a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni»

12 aprile 2020


Via Crucis del Papa senza fedeli. Meditazioni scritte da detenuti

4′ di lettura

«Oggi l’Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero. Non si perda l’occasione di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative». È il passaggio del Messaggio “Urbi et Orbi” di Papa Francesco in cui sprona l’Europa, nelle sue istituzioni, a scelte coraggiose che condividano gli sforzi collettivi. «L’alternativa – ha detto – è solo l’egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato, con il rischio di mettere a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni».

Papa: un salario universale per lavoratori più poveri

Il Papa, sempre ieri, ha mandato una lettera ai movimenti popolari, pubblicata online dal quotidiano Avvenire: «Voi, lavoratori precari, indipendenti, del settore informale o dell’economia popolare, non avete uno stipendio stabile per resistere a questo momento… e la quarantena vi risulta insopportabile. Forse è giunto il momento di pensare a una forma di retribuzione universale di base che riconosca e dia dignità ai nobili e insostituibili compiti che svolgete; un salario che sia in grado di garantire e realizzare quello slogan così umano e cristiano: nessun lavoratore senza diritti».

«Non far risorgere le rivalità dentro i paesi del continente»

«Non è questo il tempo degli egoismi, perché la sfida che stiamo affrontando ci accomuna tutti e non fa differenza di persone», ha sottolineato Francesco, nel messaggio Urbi et orbi. Rivolgendo, «tra le tante aree del mondo colpite da coronavirus, uno speciale pensiero all’Europa», il Papa ha ricordato che «dopo la Seconda Guerra Mondiale, questo amato continente è potuto risorgere grazie a un concreto spirito di solidarietà che gli ha consentito di superare le rivalità del passato». Insomma, «è quanto mai urgente, soprattutto nelle circostanze odierne – ha aggiunto -, che tali rivalità non riprendano vigore, ma che tutti si riconoscano parte di un’unica famiglia e si sostengano a vicenda».

«Non è il tempo per traffico di armi. Pace in Siria e in Palestina»

«Non è questo il tempo delle divisioni. Cristo nostra pace illumini quanti hanno responsabilità nei conflitti, perché abbiano il coraggio di aderire all’appello per un cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo» ha detto Bergoglio, riprendendo anche l’omelia della veglia del sabato. «Non è questo il tempo in cui continuare a fabbricare e trafficare armi, spendendo ingenti capitali che dovrebbe essere usati per curare le persone e salvare vite», ha proseguito Francesco. «Sia invece il tempo -ha affermato il Papa – in cui porre finalmente termine alla lunga guerra che ha insanguinato la Siria, al conflitto in Yemen e alle tensioni in Iraq, come pure in Libano. Sia questo il tempo in cui Israeliani e Palestinesi riprendano il dialogo, per trovare una soluzione stabile e duratura che permetta ad entrambi di vivere in pace», ha aggiunto. «Cessino le sofferenze della popolazione che vive nelle regioni orientali dell’Ucraina. Si ponga fine agli attacchi terroristici perpetrati contro tante persone innocenti in diversi Paesi dell’Africa», ha concluso.

«Ricordare le sofferenze dei migranti e delle crisi umanitarie»

«Non è questo il tempo della dimenticanza. La crisi che stiamo affrontando non ci faccia dimenticare tante altre emergenze che portano con sé i patimenti di molte persone», ha spiegato. «Il Signore della vita si mostri vicino alle popolazioni in Asia e in Africa che stanno attraversando gravi crisi umanitarie, come nella Regione di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico», ha invocato Francesco. «Riscaldi il cuore delle tante persone rifugiate e sfollate, a causa di guerre, siccità e carestia. Doni protezione ai tanti migranti e rifugiati, molti dei quali sono bambini, che vivonoin condizioni insopportabili, specialmente in Libia e al confinetra Grecia e Turchia. E non voglio dimenticare l’isola diLesbo», ha proseguito. «Permetta in Venezuela di giungere a soluzioni concrete e immediate – ha aggiunto -, volte a consentire l’aiuto internazionale alla popolazione che soffre a causa della grave congiuntura politica, socio-economica e sanitaria». Insomma, «indifferenza, egoismo, divisione, dimenticanza non sono davvero le parole che vogliamo sentire in questo tempo. Vogliamo bandirle da ogni tempo!».

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