“Un professore donna nella classe di scienze non te l’aspetti. Alle volte mi è anche capitato di essere scambiata per la segretaria”. Chiara Cappelli insegna chimica e fisica nella classe di Scienze matematiche della Scuola Normale Superiore di Pisa. Ha 44 anni, e da circa un anno e mezzo dopo l’esperienza all’Università di Pisa è professoressa associata: una delle quattro donne tra i 35 docenti dell’università d’eccellenza toscana, l’unica titolare di una cattedra in materie scientifiche.
Professoressa Cappelli, nella riserva indiana della Normale lei rappresenta una delle poche eccezioni…
“Lo squilibrio tra professori e professoresse è un dato di fatto, è un problema. In un’istituzione come la nostra si riesce a vedere in piccolo ciò che avviene nella società in tutti i livelli di carriera, da un certo punto in poi”.
Non è solo un problema della Normale?
“Lo squilibrio di genere nelle Università italiane è ben noto, qui sui piccoli numeri si vede molto.”
Ma è solo questione di percentuali, o ne risente anche l’ambiente?
“La contrapposizione alla Normale c’è, ma non si sente. Non posso dire che ci siano delle discriminazioni, così come posso affermare che i colleghi sono i migliori che ci si potrebbe augurare”
E con le altre tre professoresse, ne avete mai parlato?
“Ci siamo viste in alcune occasioni, ma non ne abbiamo mai discusso. Ma potremmo creare un’allenza tra professoresse…”
Lei è l’unica donna tra i professori associati e ordinari che insegna in una classe scientifica…
“Nel mio laboratorio siamo in due, io e il mio direttore. Paradossalmente è l’unico caso in cui lo squilibrio non c’è, anche se una donna che insegna scienze non te l’aspetti. A volte, anche per la mia età, mi scambiano per la segretaria. Ma nelle materie scientifiche il gap si sente anche tra gli studenti, le ragazze sono di meno già
Per una donna è più difficile fare carriera?
“Il soffitto di cristallo c’è sempre. E per emergere, è la mia impressione, una donna deve dimostrare sempre qualcosa in più a quello che le viene richiesto”.