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Mafia, l’ultimo mistero di “Faccia da mostro”. Telefonate da un cellulare dei “Voli di Stato”

Feb 19, 2020

Chi era davvero l’ex poliziotto Giovanni Aiello, morto all’improvviso tre anni fa, dopo essere entrato nelle indagini più delicate sulle stragi del 1992? Quella cicatrice sulla guancia l’aveva portato dritto all’identikit di “Faccia da mostro”, il killer di Stato al servizio della mafia di cui avevano parlato alcuni pentiti. Ma, ufficialmente, lui era soltanto un pensionato con la passione della pesca. Però, un pensionato davvero particolare, scrive oggi la procura generale diretta da Roberto Scarpinato negli atti d’indagine sull’omicidio del poliziotto Nino Agostino, ucciso a Palermo nel 1989 assieme alla moglie. Dalle indagini sollecitate dalla Direzione nazionale antimafia e sviluppate dalle procure di Caltanissetta e Reggio Calabria, è emerso infatti che “due utenze telefoniche riconducibili ad Aiello, sono state contattate da utenze istituzionali e in particolare: dall’utenza 3358266*** intestata all’Aeronautica militare, 31esimo Stormo C. Raiti, Ente C. O. Aer. Ciampino e dall’utenza 3346933*** intestata al Decimo Reggimento Trasmissioni”. La procura generale cita una nota del Servizio Centrale Antiterrorismo del febbraio 2014. Con chi parlava Giovanni Aiello?

Per qualche tempo, fu anche intercettato. Il 17 settembre 2010 disse a un amico di aver fatto parte dei servizi segreti. Un altro piccolo tassello. Per i magistrati di Palermo, Aiello sarebbe stato legato a Bruno Contrada, l’ex capo della squadra mobile poi diventato numero tre dei servizi segreti, arrestato per mafia nel 1992.

Uno suo fidato ex agente, Guido Paolilli, coinvolto nella sparizione delle carte del poliziotto Agostino, aveva accettato di parlare con un giornalista di “Servizio Pubblico”, aveva detto che Aiello vendeva informazioni alla mafia. E quel dialogo, ripreso con una telecamera nascosta, venne trasmesso in Tv. Paolilli, allarmato, telefonò a Bruno Contrada, dicendo “di averla fatta grossa questa volta, un’intervista che non era una intervista, mi sono lasciato andare perché pensavo che quelle cose là morivano senza registrazione”. Era l’11 maggio 2014. Contrada chiese: “Cosa hai detto?”. Paolilli spiegò: “Ho parlato di quell’Aiello che prendeva dentro e portava fuori”. E Contrada chiese ancora: “Per quale motivo le hai dette?”.

Alcuni anziani poliziotti della squadra mobile e della criminalpol hanno confermato ai magistrati il “rapporto di fiducia” che c’era fra Contrada e Aiello. E c’è il giallo di un’altra intercettazione. Francesco Belcamino, l’ex compagno di pattuglia di Aiello, è stato intercettato mentre diceva: “Meno male che poi questo collega è morto… io non tradisco a nessuno, lui lo sa, Guido lo sa, allora lo devo per forza evitare sennò mi indagano per associazione e per strage”.

Tanti, troppi silenzi. La procura generale chiede un processo per l’omicidio del poliziotto Agostino e di sua moglie. Aiello è ormai morto. Sono indagati i boss Gaetano Scotto e Nino Madonia. Agostino cercava latitanti, quacuno lo tradì.

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