Gli annunci di Booking.com diventano più chiari e veritieri. A seguito di un’indagine, la Commissione europea ha imposto al noto portale di prenotazioni di rettificare il modo in cui presenta offerte, sconti e prezzi ai propri visitatori. La piattaforma a fine dicembre s’è impegnata a eliminare i claim e le diciture falsi e ingannevoli a seguito di un confronto con la stessa Commissione Ue e le autorità nazionali di protezione dei consumatori, le quali vigileranno sul rispetto delle promesse. Il sito avrà tempo fino al prossimo 16 giugno per rivedere le proprie pagine web e allinearsi così ai dettami del diritto europeo dei consumatori.
Cosa cambierà. Il portale di viaggi dopo la tirata d’orecchie dell’Ue dovrà correre ai ripari e “correggere il tiro”, apportando le seguenti modifiche:
– Quando applica la dicitura “ultima camera disponibile”, dovrà indicare in modo chiaro che fa riferimento solo alle stanze poste in offerta sulla piattaforma e non alla disponibilità di camere in generale della struttura;
– Dovrà rendere noto il meccanismo usato per compilare la classifica dei risultati restituiti in seguito a una ricerca. Inoltre dovrà anche esplicitare se i pagamenti della struttura a favore di Booking.com abbiano eventualmente influenzato e ‘falsato’ l’ordine della graduatoria;
– Sarà tenuto a svelare quando un confronto prezzi tenga conto di alcune circostanze particolari, come le date di soggiorno, senza fingere che ciò rappresenti uno sconto;
– Dovrà dimostrare con dati concreti che i confronti tra prezzi comportino un effettivo risparmio e specificare se un alloggio è offerto da un host privato o un professionista (come ad esempio un hotel) senza giocare sulle ambiguità. Inoltre andrà indicato senza equivoci se un alloggio sia eventualmente andato esaurito;
– Infine sarà obbligato alla chiarezza nell’indicazione dei costi finali: dovrà mostrare il prezzo totale comprensivo di tutti, ma proprio tutti gli oneri, le tasse, anche quelle obbligatorie che possono essere calcolate in anticipo.
Addio ‘mezze verità’. Dalla prossima estate dunque, Booking.com dovrà rinunciare alle didascalie tutt’altro che cristalline, il cui unico scopo era indurre il visitatore all’acquisto immediato tramite forme di ‘pressing’ psicologico. Come gli ansiogeni “ultima stanza disponibile” o “prenota subito, è l’ultima camera rimasta”.
Lo ribadisce la stessa piattaforma, confidando nell’uniformità di applicazione della legge: “Abbiamo collaborato assumendo una serie di impegni che riteniamo possano andare a beneficio ai consumatori, ma in definitiva Booking.com crede in una legislazione e standard chiari che si applichino a tutti gli operatori del settore per creare parità di condizioni e standard coerenti per i clienti”
La stretta da parte dell’Ue. La recente direttiva 2019/2161 adottata il 27 novembre scorso mira a rinforzare e ammodernare le norme dell’Unione in materia di protezione dei consumatori (nell’ambito del New Deal for Consumers), assicurando maggiore trasparenza per chi fa acquisti su portali di e-commerce, effettua ricerche online o consulta le recensioni degli altri utenti.
È Didier Reynders, commissario per la Giustizia e consumatori, a rimarcare gli obblighi per le società europee: “Le aziende devono soddisfare i nostri elevati standard di diritto dei consumatori se vogliono fare affari nell’Ue. Pertanto, in qualità di leader di mercato, è fondamentale che anche Booking.com si assuma le proprie responsabilità, garantendo che i sistemi di prenotazione di alloggio online siano privi di tecniche manipolative come nascondere sponsorizzazioni in classifica, esercitare indebita pressione sugli utenti o travisare sconti” .