Esplorare i pianeti più assurdi e bizzarri con un pizzico di autoironia e in uno spirito di ilarità generale: tradotto, Journey to the Savage Planet. Non è facile dotare un videogioco di una personalità e uno stile unico e originale ma Typhoon Studios e 505 Games ci riescono. La fortuna ha giocato un ruolo fondamentale per il suo lancio sul mercato. Le defezioni dei tripla AAA hanno esteso il periodo di visibilità e di giocabilità di questa strampalata esplorazione interplanetaria.
In Journey to the Savage Planet vestiamo i panni di un astronauta in panne, su un pianeta sconosciuto. Per rientrare a casa deve: catalogare le specie esistenti, esplorare e scoprire i vari ecosistemi del pianeta, sopravvivere, migliorare il proprio equipaggiamento, riparare la sua astronave e rifornirla del carburante necessario per il viaggio di ritorno. E meno male che lavora nella quarta miglior compagnia di spedizioni interplanetarie dell’universo.
Il gameplay del videogioco presenta un giusto ed equilibrato mix tra vari generi. Troviamo il fattore immersione tipico degli FPS, la creatività risolutiva dei puzzle game, l’attesa della scoperta tipica di un open world e la gestione del tempo di vita proprio di un survival.
Questo milkshake per quanto si presenta bene, finisce inevitabilmente nel vortice della monotonia e della ripetitività. Ciononostante la prima uscita di Typhoon Studios nel mondo del gaming è senz’altro positiva. Sebbene il gameplay presenta delle lacune, la realizzazione grafica è impeccabile. La caratterizzazione stilistica e cromatica dei personaggi, della flora e della fauna ha dell’incredibile. Sembra quasi come osservare una cartolina proveniente da un altro pianeta appartenente a una galassia ancora sconosciuta.
Giocando a Journey to the Savage Planet, tra una risata e l’altra, si apprezza la bellezza della diversità e come questa può diventare un qualcosa di unico e irripetibile.