BMW Serie 7. Auto top di gamma, auto che volendo può apparire a qualcuno come un eccesso. Per la serie “forse non tutti sanno che” proprio la BMW Serie 7 ha visto sul finire anni Ottanta, un progetto di quelli realmente fuori parametro, realmente eccessivo. Parliamo della poco nota, o meglio poco noto, visto che di prototipo e non di auto di serie si tratta, BMW Goldfisch V16. Un modello allestito partendo da Serie 7 di BMW e pensato per far impallidire, o quantomeno ridimensionare, certe ambizioni che anche altri marchi al tempo parevano avere.

Consumi o emissioni no-problem, il concetto era fare un mezzo tanto comodo quanto esagerato sotto il cofano. Proprio il motore è quanto di più anomalo oggi si possa pensare: non ridimensionamento ma addirittura aggiunta di cilindri, al già grande V12. Già, 12+4=16, per 6,7 litri. La gestione in realtà è meno anomala, perché a fine anni ottanta i primi impianti di iniezione o accensione elettronica integrati, potavano gestire 8 cilindri. Ne “bastavano” due di sistemi messi in parallelo; roba che la Ferrari, per dire, faceva per ordinaria amministrazione delle proprie bancate motore (quando la Ferrari produceva e pensava unicamente cose “diverse”).

Il risultato di BMW, oggi non pauroso, erano 408 CV messi alle ruote della Serie 7 tramite cambio manuale a sei marce: si parlava, pare, di 0-100 Km/h in 6 secondi e velocità massima 280 Km/h. L’estetica anomala della BMW Goldfisch V16 tradisce l’aspetto più estremo: prese aria di raffreddamento persino nei fianchi posteriori perché, con un motore così lungo, più di qualunque altro della serie M70, lo stesso sistema di raffreddamento era posto nel bagagliaio.

Situazione anomala intuibile anche osservando da vicino il retro dell’auto: vi si intravedono, sotto griglie inusuali, le ventole di raffreddamento. L’esercizio, ovviamente, non ha poi trovato spazio di replica nella produzione di serie.