Per l’italiano qualunque, è stato un decennio maledetto, che ha visto la classe media affondare e rarefarsi. Ma in tutto l’Occidente gli anni dal 2010 al 2019 sono stati un periodo grigio, in cui l’europeo o l’americano medio hanno avuto (anche dove, come negli Usa e in Germania, l’economia marciava) un reddito stagnante, mentre assistevano all’inesorabile avanzata degli straricchi: c’erano 793 miliardari (in dollari) nel 2009, ora ce ne sono 2.153. Ma non è così che la vedranno gli storici del futuro, i quali, anzi, brinderanno ai “favolosi dieci”. Sono gli anni, infatti, di uno spartiacque epocale. Per la prima volta nella storia dell’uomo, più di un abitante della Terra su due è in grado di comprarsi una moto, un frigo, una lavatrice, ha i soldi per il cinema, per andare in vacanza e non teme di sprofondare nella miseria alla prima difficoltà economica. La svolta – hanno calcolato gli economisti della Brookings Institution – è avvenuta esattamente nel settembre 2018. Da quel momento, per dirla in due parole, metà del mondo è diventato classe media, brontolante o no.
I poveri sono ancora troppi, ma l’area della miseria è circoscritta: le persone costrette a vivere con meno di 1,90 dollari al giorno erano due miliardi nel 1990. Oggi sono 700 milioni, meno di uno su dieci in una umanità arrivata a 7,7 miliardi di uomini e donne. Anche il tasso di mortalità, rispetto al 1990, è dimezzato. Forse, il segno più vistoso della rivoluzione in corso è che, ormai, nove persone su 10 sono in grado di leggere e scrivere. Nell’Africa nera, il tasso di alfabetizzazione è inferiore alla media mondiale (75 per cento), ma è anche il continente che ha visto la contrazione più appariscente della povertà estrema: dal 2000 al 2018, i poverissimi sono passati dal 60 al 41,4 per cento della popolazione. In Asia erano il 40 per cento all’inizio del secolo. In Cina praticamente nessuno, oggi, vive con meno di 1,90 dollari al giorno e, in India, sono scesi al 16 per cento.
Al di sopra degli 1,90 dollari al giorno c’è una larga fascia di oltre 3 miliardi di persone, che gli economisti definiscono “vulnerabile” e che arriva fino agli 11 dollari al giorno. Al di là degli 11 dollari, ci sono gli altri 4 miliardi di uomini e donne, la metà della umanità, che guarda con qualche serenità al presente e al futuro: classe media (fino a 110 dollari – calcolati a parità di potere d’acquisto 2011, in modo da rendere confrontabili paesi diversi – di reddito disponibile al giorno) o ricchi (oltre).L’espansione della classe media è un fattore cruciale non solo per motivi sociali, politici, culturali e anche psicologici (la classe media, in fondo, è soprattutto uno stato d’animo), ma anche perché indica potenzialità di crescita economica. Metà della domanda globale, nell’economia mondiale, viene, infatti, dai privati e, per due terzi, questa domanda privata viene dalla classe media. I poveri sono tanti, ma non hanno soldi da spendere. I ricchi hanno i soldi, ma sono pochi. Classe media sempre più folta fa dunque pensare a consumi in costante aumento.
Non è tuttavia il caso di esagerare con lo spumante, davanti all’avanzata sociale dell’umanità. Anche Esther Duflo e Abhijit Banerjee, freschi di premio Nobel, fanno notare il balzo del reddito della metà meno ricca della popolazione mondiale, che è raddoppiato, rispetto al 1980. Raddoppiato, tuttavia, significa ancora che il 50 per cento meno ricco dell’umanità oggi mette insieme il 12 per cento del Pil globale. L’1 per cento più ricco ha in tasca, da solo, metà della ricchezza mondiale. Ma le statistiche possono essere anche più rivelatrici. Il 50 per cento dell’umanità si spartisce il 12 per cento del Pil globale. Il 9 per cento di quello stesso Pil finisce allo 0,00002 per cento della popolazione.