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Le Borse credono nella distensione Usa-Iran: balzo dei listini in Asia e nuovi record a Wall Street

Gen 9, 2020

MILANO – Ore 10:00. Le Borse si fidano dei mezzi passi indietro di Usa e Iran nel conflitto che sta agitando questo primo scorcio di 2020. Gli scambi si sono portati in rialzo in Asia e sono positivi anche sulle Borse europee, mentre i beni rifugio come lo yen e l’oro perdono terreno. Si stabilizza il petrolio dopo il contraccolpo della vigilia, a seguito delle fiammate dei giorni scorsi. D’altra parte, notano a Financialounge, anche il Vix – il famoso “indice della paura” diventato celebre con il crack di Lehman Brothers – non ha registrato particolari scossoni in queste sedute.

Gli osservatori hanno letto sia le dichiarazioni di Donald Trump che quelle arrivate da Teheran come la dimostrazione che si può evitare uno scontro diretto e aperto tra le due parti. Per il resto, ragionano gli operatori di Borsa, le condizioni per i mercati azionari restano a favore degli acquisti. Dalla Cina è anche arrivata la conferma della visita a Washington nei prossimi giorni della sua delegazione per la risoluzione della disputa tariffaria con gli Stati Uniti, guidata dal vice primo ministro Liu He: sul tavolo c’è la firma dell’accordo di fase uno sul commercio. La delegazione guidata da Liu sarà a Washington dal 13 al 15 gennaio prossimo, ha precisato il portavoce del ministro del Commercio, e Cina e Stati Uniti “rimangono in serrata comunicazione” sugli ultimi dettagli prima della firma.

Rep

Anche grazie a questa notizia, questa mattina le Borse cinesi hanno rimbalzato e – all’indomani della peggiore seduta degli ultimi due mesi – hanno chiuso gli scambi in forte rialzo in scia all’allentamento delle tensioni in Medio Oriente: l’indice Composite di Shanghai è salito dello 0,91%, a 3.094,88 punti, mentre quello di Shenzhen ha guadagnato l’1,76%, a quota 1.800,64. Positiva anche la Borsa di Tokyo, con l’indice Nikkei che è balzato di ben 2,31 punti percentuali.

In Europa, Piazza Affari si conferma in buon rialzo e guadagna lo 0,85 per cento. In evidenza sul listino milanese c’è Amplifon, che ha acquistato una società australiana per 34 milioni di euro. Sempre sotto osservazione Atlantia, dopo il taglio al rating deciso da Fitch e le nuove polemiche interne alla maggioranza sulla revoca della concessione. Francoforte sale dell’1,5%, Parigi avanza dello 0,6% e Londra dello 0,5 per cento. Lo spread tra Btp decennali e omologhi Bund tedeschi apre in calo a 163 punti, contro i 166 punti della chiusura di ieri. Cala il rendimento del Btp, che si colloca all’1,39%.

Tra le materie prime, il Brent apre sotto i 60 dollari dopo le ‘fiammate’ dei giorni scorsi in seguito all’attacco Usa ed alla successiva risposta iraniana. Il greggio passa di mano a 59,73 dollari al barile. Già ieri sera aveva terminato in forte calo a New York, dove le quotazioni avevano perso il 4,9% a 59,61 dollari. Come si diceva, si raffredda il prezzo dell’oro che tradizionalmente sale quando aumentano le incertezze internazionali: il metallo prezioso, che sulla scia dell’attacco iraniano alle basi Usa in Iraq era salito a 1.611 dollari l’oncia, è scambiato stamane a 1.545,84 dollari (-0,68%).

Euro stabile nei primi scambi della mattinata. La moneta unica è scambiata a 1.1115 dollari (1,1112 dollari dopo la chiusura di Wall Street ieri sera) ed a 121,46 yen.

Ricca l’agenda di pubblicazioni macroeconomiche. In Cina l’indice dei prezzi al consumo nel 2019 è stato in media del 2,9%, vicino all’obiettivo del governo del 3% e superiore al tasso di inflazione del 2,1% registrato nel 2018. In Germania, la produzione industriale di novembre è salita dell’1,1% mensile superando le attese. E’ sceso, nello stesso mese, il surplus della bilancia commerciale tedesca a 18,3 miliardi di euro dai 21,3 miliardi di ottobre. L’export è sceso del 2,3% e l’import dello 0,5%.

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