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Sisma nel centro Italia: notte di ansia, paura e ricerca dei dispersi. 247 le vittime accertate

Ago 25, 2016

Notte di ansia, paura, speranze e disperazione nell’area dove mercoledì notte un terremoto del 6° grado ha devastato cittadine e paesi nel centro Italia, provocando 247 morti, tra questi molti bambini, (ma il bilancio è destinato ad aggravarsi, i soccorritori continuano ad estrarre corpi dalle macerie delle case) e centinaia di feriti. Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto sono state praticamente rase al suolo dalle scosse: la prima, fortissima, alle 3.34 nella notte di mercoledì, le altre di intensità minore ma sempre devastanti, fino all’alba. Poi lo sciame sismico, più di 300 eventi nell’arco di 24 ore, ha continuato a gettare nel panico la popolazione.

Solo questa notte vi sono state altre 60 scosse, la più forte del 4,5 alle 5.17. E ora si teme che il numero delle vittime possa superare quello del tragico terremoto dell’Aquila del 2009.

Ad Amatrice, forse insieme a Pescara del Tronto le cittadine più colpite, si teme per la sorte di una settantina di turisti che erano ospitati nell’Hotel Roma e che risultano dispersi. Dalle macerie dell’albergo per ora sono state estratte sette vittime, ma la paura è che sotto i detriti e le pareti crollate via siano tutti gli altri. Le speranze di trovarli in vita, se così fosse, sono al momento molto basse. Erano lì per partecipare alla Sagra dell’Amatriciana che si doveva svolgere questa domenica nella cittadina laziale.

Altri dispersi si registrano nelle diverse località colpite dal sisma, soprattutto nelle frazioni raggiunte a fatica dai soccorsi e che in questi giorni erano frequentate molto da turisti magari tornati a trovare parenti e amici. Due sicuramente risultano ad Arquata, secondo quanto riferiscono i soccorritori. E nella frazione di Arquata, appunto a Pescara del Tronto, già da alcune ore i cani “molecolari”, addestrati a cercare tracce di superstiti, non segnalano più la presenza di sopravvissuti.

All’alba, dopo l’interruzione notturna decisa per il pericolo di nuovi crolli, sono riprese le ricerche sia ad Amatrice che nelle altre frazioni colpite dal sisma. Le speranze di trovare altri superstiti, però, vanno affievolendosi di ora in ora.



I soccorsi sono scattati subito dopo la prima scossa e al momento impegnano oltre 4000 uomini e donne della Protezione civile, coadiuvati da forze dell’ordine, militari del Genio partiti da Roma, volontari giunti da diverse zone dell’Italia dove è scattata subito la solidarietà e l’impegno a portare aiuto alla popolazione colpita così duramente dal terremoto. Mentre si scava freneticamente tra le macerie, anche a mani nude, cercando ancora eventuali superstiti, decine e decine di soccorritori sono impegnati a portare vestiti, cibo, generi di prima necessità e ricovero agli oltre 2500 sfollati. Tendopoli sono state erette ad Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto, mentre tutti gli ospedali del Lazio, delle Marche e dell’Abruzzo sono in piena attività per curare i feriti, essendo totalmente inagibili i nosocomi delle cittadine devastate dal terremoto.

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Notte di ansia, paura speranze e disperazione, quindi, tra chi si aggira ancora attonito tra le rovine di quelle che fino a mercoledì notte erano le loro case, i loro luoghi di lavoro, i loro negozi e che oggi appaiono solo come insormontabili cumuli di macerie dove la Protezione civile sta facendo di tutto per salvare ancora vite umane e per recuperare, purtroppo, i corpi di chi non ce l’ha fatta a sfuggire a quei dieci, terribili e inimmaginabili secondi in cui la terra ha tremato, facendo cadere loro addosso mura, campanili, case, scuole e alberghi.

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Speranza, quando dopo 17 ore di scavi, ad Amatrice è stata recuperata viva una bimba di 10 anni, Giorgia, tra gli applausi ai vigili del fuoco impegnati nell’operazione. Ma disperazione, poco dopo, quando dalle stesse macerie che avevano miracolosamente protetto la bambina, è stato estratto il corpo senza vita di un altra persona, forse il fratello della piccola.

Notte passata a preparare pasti caldi, a fornire coperte e sostegno psicologico e materiale ai sopravvissuti, a curare i feriti più lievi, negli ospedali da campo, e nelle tendopoli dove si sono rifugiati uomini, donne e bambini sfuggiti al sisma. In molti non hanno voluto lasciare l’area devastata dal terremoto, nella speranza, ancora una volta e contro tutte le probabilità, di ritrovare vivi i loro cari sepolti dalle tonnellate di mattoni delle case distrutte.

Fa freddo nel “cratere” del terremoto, le temperature che nel resto dell’Italia anche ieri hanno portato la gente al mare (ma con l’orecchio teso alle radio e gli occhi incollati sugli smartphone e sui tablet per avere notizie) ad Amatrice, Accumoli, Pescara del Tronto e Arquata non arrivano. Undici, dodici gradi al massimo e la popolazione si rifugia nelle tende, prende con mestizia le coperte portate dai soccorsi. Tanti sono ancora in pigiama, magari scalzi o con le sole pantofole ai piedi: il sisma con tutta la sua forza li ha sorpresi nella notte, mentre dormivano. E ora non possono tornare nelle case a prendere qualche oggetto personale, i vestiti, i giocattoli e i peluche dei figli: è troppo pericoloso, soprattutto di notte, lo sciame sismico che è proseguito per tutta la giornata di ieri e fino ad oggi all’alba fa temere nuovi crolli.

Persino i vigili del fuoco, gli esperti della Protezione civile si muovono con cautela tra le macerie: solo i cani di ricerca sembrano incuranti del pericolo e proseguono nel loro “lavoro”, scavando con le zampe tra i detriti, indicando i posti dove si spera ci siano superstiti o dove ormai ci sono solo corpi senza vita ma che devono comunque essere recuperati. Ma, come detto, a Pescara del Tronto anche i cani “molecolari” si sono arresi. Sembra non esserci più speranza di trovare ancora sopravvissuti.

L’alba porta una luce spettrale sulle macerie di Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto, la polvere ancora si solleva coprendo tutti di una sottile patina bianca, l’odore della distruzione si sparge nell’aria: ma la speranza, quella di ritrovare ancora qualcuno vivo, quella di poter riabbracciare un parente, un amico, un figlio non demorde. E i soccorritori sentono la pressione della gente che ancora spera, che ancora vuole avere un barlume di futuro, in questa terra che il sisma ha devastato, ma che già pensano di ricostruire, di rimettere in piedi ciò che il terremoto ha distrutto.

Oggi il governo stanzierà i primi 50 milioni di euro, sono l’inizio di una serie di fondi che serviranno prima a dare sicurezza e protezione agli sfollati e che poi, man mano, dovranno servire a ricostruire, a far rinascere le cittadine distrutte, a far riprendere le attività lavorative, a riaprire le scuole. Renzi ha promesso: “Non lasceremo soli nessuno”, durante la sua visita ieri ad Amatrice. E dalle parole oggi il governo dovrebbe passare ai primi fatti concreti, quelli successivi ai soccorsi scattati subito, nonostante ci siano state polemiche, subito rientrate.

Già, le scuole: come quella ad Amatrice, restaurata nel 2012 con i fondi del terremoto dell’Aquila e che doveva essere “a prova di sisma” e che invece è crollata completamente. Anche questo andrà accertato: perché distruzioni a macchia di leopardo, perché case e uffici costruiti apparentemente “a norma” sono venuti giù come castelli di carta. I centri storici, si sa, non sono facilmente “consolidabili” secondo parametri antisismici che all’epoca delle costruzioni non esistevano.

Ma le altre abitazioni, quelle nuove, quelle costruite o restaurate dopo il terremoto dell’Aquila del 2009 dovevano resistere. Non l’hanno fatto ed anche questo sarà ora tema di indagine. Ma prima bisogna dare soccorso ai vivi, estrarre dalle macerie le vittime, curare i feriti e cercare di portare un minimo di normalità a chi ha perso tutto. E ci saranno altre notti di ansia, paura e disperazione. E albe di nuove speranze. Per ora questa è l’alba del “dopo”, un dopo però che porta ancora troppo forti i segni della distruzione e della paura.

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