KHAMENEI: «sARÀ DURA VENDETTA»
L’ordine di uccidere Soleimani è partito direttamente dal presidente Trump, afferma il Pentagono sottolineando che il raid punta a essere un deterrente per futuri piani di attacco iraniani
3 gennaio 2020
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Tensione alle stelle tra Washington e Theran dopo l’attacco notturno condotto con tre missili lanciati da elicotteri Usa allo scalo merci dell’aeroporto internazionale di Baghdad (Iraq) nel quale sono stati uccisi il generale iraniano Qassem Soleimani, una delle figure chiave della strategia iraniana in Medio Oriente, e almeno altre sei persone. Tra queste, il principale comandante della milizia irachena Abu Mahdi al-Muhandis, consigliere di Soleimani, come ha confermato un portavoce della milizia. L’attacco ha avuto conseguenze immediate sul prezzo del petrolio: il Wti è salito ai massimi degli ultimi quattro mesi, rivedendo quota 63 dollari. Il Brent avanza del 3,5 per cento.
Ordine diretto del presidente Trump
L’ordine di uccidere Soleimani, dal 1998 alla guida della forza d’élite Quds Force incaricata di eseguire operazioni oltre i confini dell’Iran, è partito direttamente dal presidente Donald Trump, afferma il Pentagono sottolineando che il raid punta a essere un deterrente per futuri piani di attacco iraniani. In una nota,il deputato democratico Eliot Engel ha spiegato che i parlamentari Usa non sono stati avvertiti dell’attacco. Il raid «ha avuto luogo senza alcuna notifica o consultazione con il Congresso», recita la nota. A seguito dell’attacco, il ministro della Difesa israeliano Naftali Bennett ha avviato consultazioni per esaminare, assieme con il capo di Stato maggiore generale Aviv Kochavi, le ripercussioni regionali e nei confronti di Israele della uccisione di Soleimani.
Khamenei annuncia «dura vendetta»
«Una dura vendetta attende i criminali, le cui mani nefaste sono insanguinate con il sangue di Soleimani» ha detto la guida suprema iraniana Ali Khamenei. «Il lavoro e il cammino del generale Qassem Soleimani non si fermeranno e una dura vendetta attende i criminali, le cui mani nefaste sono insanguinate con il sangue di Soleimani e altri martiri dell’attacco della notte scorsa», ha aggiunto. Il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, ha invece definito l’attacco Usa un «atto di terrorismo internazionale» e una «folle escalation» contro «la forza più efficace nel combattere il Daesh, Al Nusrah e Al Qaida». Durissima presa di posizione anti Usa anche del presidente iraniano Hassan Rohani: «Gli iraniani e altre nazioni libere del mondo si vendicheranno senza dubbio contro gli Usa criminali per l’uccisione del generale Qassen Soleimani». L’attacco, ha sottolineato Rohani secondo quanto riporta l’agenzia stampa IRNA, «rafforza la determinazione dell’Iran di resistere e affrontare le eccessive richieste degli Stati Uniti».
Le conseguenze del targeting di Soleimani
Soleimani, sopravvissuto a numerosi attentati da parte di agenzie occidentali, israeliane e arabe negli ultimi due decenni, aveva avuto un ruolo di primo piano nel progressivo potenziamento militare degli Hezbollah libanesi e delle ali militari di Hamas e della Jihad islamica a Gaza, nonchè nella penetrazione militare iraniana in Siria. Secondo diversi analisti, l’Iran probabilmente risponderà con forza al targeting di Soleimani, figura quasi leggendaria in Medio Oriente, capace di influenzare l’intera regione a seguito dell’invasione dell’Iraq guidata dagli Stati Uniti nel 2003 e della successiva occupazione.
Scontro regionale tra Theran e Washington
L’omicidio di Soleimani segna una drammatica escalation nella “guerra d’ombra” regionale tra Iran e Stati Uniti e i suoi alleati, principalmente Israele e Arabia Saudita, che potrebbe rapidamente aumentare la tensione militare nell’area. L’attacco che ha decimato la linea di comando delle forze armate iraniane arriva infatti in un momento di fortissima contrapposizione politica-militare tra Iran e Usa che ha come principale teatro l’Iraq. Dalla scorsa settimana, l’ambasciata americana nella capitale Baghdad è sotto attacco da parte di miliziani filo-iraniani a seguito di un raid aereo statunitense contro la milizia Kataib Hezbollah, fondata da Muhandis.