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TIM OpenLab, il futuro dell’Internet delle Cose passa da qui

Nov 17, 2016

TIM ha presentato a Torino il primo OpenLAB interamente dedicato allo sviluppo di tecnologie che consentono la creazione e la diffusione di prodotti smart. Si parla di Internet delle cose, di dispositivi sempre connessi che grazie ad un’analisi continua dei parametri riescono a fornire dei dati importanti atti al miglioramento dei servizi al cittadino.

La creazione di tali oggetti è possibile grazie alla ricerca che punta alla miniaturizzazione delle componenti, a minori consumi e maggiore potenza. E’ infatti necessario garantire una durata di almeno 10 anni senza alcuna manutenzione. Siamo nel bel mezzo di una vera e propria rivoluzione, che sconvolge il modo di concepire la relazione tra produttore e consumatore. Tra i due si pone infatti il concetto di servizio.

Se fino a ieri per utilizzare un’auto era necessario acquistare il bene, oggi è possibile usufruire di un servizio (Car Sharing) che consente di pagare solo l’effettivo utilizzo, e non il prodotto.

Questo grazie all’auto connessa, dotata di scatola nera, GPS, e connessione dati, che può essere tranquillamente gestita da una semplice applicazione.

In Italia si contano ben 4 milioni e mezzo di auto dotate di blackbox che consente alla compagnia assicurativa di poter proporre una polizza il più affine possibile all’utilizzo e allo stile di guida del guidatore.

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E i settori in cui si può applicare questo concetto sono i più svariati:

  • Smart Meter: 1 milione e mezzo di contatori del gas e ben 36 milioni di contatori elettrici, che consentirebbero un monitoraggio in tempo reale dei propri consumi.
  • Smart Logistics: oltre 700.000 mezzi dedicati al trasporto merci.
  • Smart City: più di 200.000 mezzi per il trasporto pubblico, e 600.000 lampioni che possono essere usati come ripetitori di segnale.

Numeri che hanno consentito una crescita del 30% annuo. Una potenzialità enorme, che purtroppo si scontra con una realtà manageriale in cui 4 imprenditori su 10 reputano Internet non necessario per il proprio tipo di business.

TIM si sta impegnando molto, insieme ai propri partner, alla creazione di una rete capace di poter sostenere l’enorme crescita di questo settore. Viene stimato che in poco meno di 4 anni, si passerà da 5 a 20 miliardi di dispositivi connessi.

Grazie alla tecnologia “Narrow-Band IoT” viene garantita infatti non solo maggiore copertura, ma maggiore pervasività del segnale. Quest’ultima, come dimostrato da un test eseguito in diretta, non è dovuta ad una maggiore potenza, ma alla capacità del dispositivo di poter trasmettere dati anche con un segnale minore.

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Come si può vedere dall’immagine, i segnali GSM e WMBUS (in rosso) non consentono la comunicazione dei dispositivi se posti in scantinati o all’interno di scompartimenti in metallo (come avviene normalmente per i contatori), mentre con il segnale NB-IoT non sussiste nessun tipo di problema.

L’obiettivo è costruire una rete di qualità in grado di garantire la connessione continua in tutto il territorio italiano, e che sia capace di portare la connettività anche nei posti più remoti. Obiettivo su cui si sta lavorando fortemente con il 4G, e che vedrà notevoli migliorie con l’introduzione del 5G, capace di abbassare i tempi di latenza a 1 ms e portare la velocità a 10 Gbit/s.

All’esterno dell’Open LAB di TIM, è possibile toccare con mano alcune di queste tecnologie. Contatori, lampioni, panchine, pattumiera smart che raccolgono dati che vengono inviati in una dashboard da cui è possibile monitorare praticamente qualsiasi parametro.

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Smart Cities per il nostro futuro, che danno la possibilità di controllare il traffico, l’inquinamento, le condizioni meteo, la disponibilità di parcheggi in una determinata area, le riserve di acqua, il riempimento dei cassonetti della spazzatura. Tantissimi dati che consentono non solo di poter fornire i servizi di cui il cittadino necessita, ma di poter intervenire tempestivamente qualora ce ne fosse bisogno.

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