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Venezia nella morsa tra nuove ondate di acqua alta e le polemiche per l’opera Mose che non c’è

Nov 14, 2019

VENEZIA. La salvezza di Venezia, sconvolta dall’acqua alta che è costata una vita e ha provocato danni incalcolabili, sarà discussa tra dodici giorni. Il premier Giuseppe Conte lo ha annunciato oggi: il Comitatone interministeriale per la salvaguardia di Venezia verrà convocato il 26 novembre, ha detto al termine della riunione in Prefettura, e “discuteremo anche la governance per i problemi strutturali di Venezia, grandi navi, Mose, e un maggiore coordinamento tra le autorità competenti. Abbiamo così tanti impegni coi cittadini, si sta approvando la manovra finanziaria… Se uno vuole farsi distrarre dalle polemiche faccia pure, io non lo faccio”.

Quello che è successo in Laguna, il “disastro con danni incalcolabili” denunciato dal sindaco Luigi Brugnaro, provocato dal record di 187 centimetri di acqua alta secondo soltanto ai 194 centimetri dell’alluvione del 1966, rischia di trasformarsi in un incubo per migliaia di abitanti e commercianti: “Per quanto riguarda il ristoro dei danni – dice il premier – ci sono due fasi: la prima consentirà di indennizzare privati ed esercenti commerciali fino ad un limite di 5mila euro per i privati e 20 mila per gli esercenti. Questi soldi potranno arrivare subito. Poi chi ha danni più consistenti saranno quantificati con più calma e ovviamente dietro istruttoria tecnica e potranno anche essere liquidati quelli maggiori”, ha concluso.

Intanto, il consiglio dei ministri di oggi servirà ad “adottare il decreto che dichiara lo stato di emergenza per Venezia: c’è stato chiesto dal presidente della Regione”, avverte Conte.

Attese nuove ondate

Ma l’emergenza meteorologica non è finita. “Non ne siamo ancora usciti-. Si prevedono altri picchi nei prossimi giorni. Avremo ancora ore di alta marea che comporterà ulteriori danni. Le fasi dei sopralluoghi partiranno non appena si esaurirà questo fenomeno anomalo. Ieri abbiamo fatto una prima ricognizione esclusivamente per quanto riguarda il patrimonio demaniale e in buona parte hanno avuto tutti danni ai piani terra. Per fortuna non ci sono astati danni al patrimonio delle collezioni museali, archivistiche e librarie. Stiamo raccogliendo una prima stima”, ha detto a Rai Radio1 Emanuela Carpani, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Comune Venezia e Laguna. “I danni dell’acqua salata non sono immediatamente visibili. Nel momento in cui la marea passa e l’acqua si ritira, si fanno palesi con il tempo perché il sale presente nell’acqua marina si infiltra nelle porosità dei materiali: mattoni, malte, marmi, rivestimenti, intonaci e quando il clima è più secco il sale cristallizza, aumentando di volume e diventando un elemento disgregante all’interno delle porosità dei materiali”.

Da martedì sera Venezia continua a essere protagonista di scene drammatiche con una marea prepotente che non scende e si accumula a quella precedente, creando ansia e disagi tra la popolazione. “Sono stati 450 gli interventi effettuati dai vigili del fuoco dalla serata di martedì per l’acqua alta a Venezia che ha provocato allagamenti e danni in tutta la provincia”, scrivono su Twitter i vigili del fuoco precisando che squadre sono al lavoro senza sosta sull’isola di Pellestrina.


Dopo una notte tranquilla senza picchi di marea nè allarmi per il maltempo, la città si è risvegliata dalle 48 ore da incubo e ha potuto finalmente tirare il respiro. Sole, cielo limpido e temperatura più rigida perchè lo scirocco non c’è. Ma se ieri sera la massima si è fermata sotto gli 80 centimetri, le previsioni parlano oggi di un altro picco significativo, 125 centimetri sul medio mare con la possibilità che le zone più basse, come San Marco, siano nuovamente allagate. E il maltempo e la pioggia continueranno nei prossimi giorni.

Il Mose

Ma nella pausa di sole è il Mose il grande imputato contro cui la città punta il dito. La grande opera progettata per tutelare Venezia dall’acqua alta è al centro di polemiche e continui ricorsi dopo lo scandalo delle mazzette del 2014, e le opinioni sono divise tra chi chiede che sia ultimato rapidamente e chi ne denuncia l’insostenibilità e l’inutilità.

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