Il provvedimento
Gli avvocati Alessandro Diddi e Piergerardo Santoro: «Evidentemente la Corte d’Appello ritiene che la nuova classe politica possa farsi corrompere, essendo la corruzione un tipico reato bilaterale»
di Ivan Cimmarusti
12 novembre 2019
2′ di lettura
Salvatore Buzzi, nel processo Mondo di Mezzo, resta in carcere. Anche con una assoluzione piena dall’accusa di associazione mafiosa, l’ex ras delle cooperative romane potrebbe ancora compiere gli stessi reati di tipo corruttivo per i quali è stato condannato. Così ha deciso la Corte d’Appello di Roma sull’istanza depositata dai suoi difensori, gli avvocati Alessandro Diddi e Piergerardo Santoro, all’indomani della sentenza della Corte di Cassazione.
«La motivazione del rigetto è che Buzzi potrebbe reiterare la corruzione con la nuova classe dirigente. Evidentemente la Corte d’Appello ritiene che la nuova classe politica possa farsi corrompere, essendo la corruzione un tipico reato bilaterale». È il commento dei due avvocati di Buzzi.
Secondo la Corte d’Appello «le esigenze cautelari rappresentate dal pericolo di reiterazione di delitti della stessa specie di quelli per cui si procede non risultano venute meno né siginificativamente attenuate».
La Corte aggiunge che «il pur innegabile buon comportamento processuale dell’imputato non consente, allo stato, di ritenere definitivamente e radicalmente recise le possibilità di sfruttare ancora, qualora sottoposto a misura cautelare gradata, la sua rete di rapporti illeciti e la sua comprovata capacità di penetrazione corruttiva all’interno di quei settori della politica locale permeabili a tali proposte».
L’aspetto della reiterazione del reato non è di secondo piano. Gli stessi difensori di Buzzi hanno spiegato alla Corte che «dal 2014 (anno dell’arresto, ndr) ad oggi si sono succedute ben due amministrazioni comunali», con cui l’ex ras delle cooperative del Lazio non avrebbe alcun contatto. Non solo: i legali aggiungono che «Buzzi ha ammesso i reati di corruzione» e ciò «costituisce segno della cesura (interruzione, ndr) con il passato deviante foriero di pericolosità sociale». A questo si aggiunga che anche «le cooperative sociali, strumento attraverso il quale si sarebbe realizzato il reato associativo, sono state sottoposte a sequestro e sottratte a qualunque disponibilità di Buzzi».