MADRID – Al voto con il fiato sospeso. La Spagna arriva all’appuntamento con le legislative anticipate di oggi – appena sei mesi dopo l’ultima tornata elettorale – nel pieno di una crisi catalana esplosa con le pesanti condanne emesse il 14 ottobre dal Tribunale supremo contro 9 leader dell’indipendentismo. “Avevamo previsto tutto”, ha ripetuto anche in questi giorni il presidente del governo in carica Pedro Sánchez quasi a giustificare la decisione di sciogliere le Camere in un momento di estrema tensione per il Paese. Quello che probabilmente non aveva previsto era la spettacolare avanzata dell’ultradestra di Vox, che secondo i sondaggi dell’ultimora (in Spagna sono proibiti nella settimana che precede il voto, ma vengono pubblicati su “El Periòdic d’Andorra” che ha sede fuori dal territorio nazionale) potrebbe toccare quota 53 deputati – su un totale di 350 – più del doppio rispetto ai 24 ottenuti ad aprile.
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La Spagna bloccata nel labirinto dei ribelli catalani alla vigilia delle elezioni
di CONCITA DE GREGORIO
La minaccia della destra estrema guidata da Santiago Abascal, che è stato capace di infiammare i sentimenti del patriottismo spagnolo contro la sfida secessionista, ha monopolizzato gli appelli finali di tutti i partiti, tanto di sinistra come di centro-destra. Sánchez, che per la prima volta nella storia dei socialisti ha voluto chiudere la campagna elettorale a Barcellona anziché a Madrid, spera che il pericolo di un’avanzata razzista e xenofoba possa contribuire a una mobilitazione eccezionale in extremis di un elettorato di sinistra deluso per il mancato accordo per un governo progressista tra Psoe e Unidas Podemos. I socialisti hanno fatto appello fino all’ultimo a serrare le file per dare più forza alla sinistra, ma i sondaggi dicono che il partito di Sánchez potrebbe registrare un leggero calo, dai 123 seggi attuali a 116-122.
Al contrario, Unidas Podemos, la coalizione guidata da Pablo Iglesias che era data in pesante flessione fino a poche settimane fa, potrebbe mantenersi su un risultato vicino ai 42 seggi di aprile, forse addirittura superiore (nonostante la scissione del suo ex braccio destro Iñigo Errejón che, con la nuova lista Más País, otterrebbe fino a 4 seggi). A partire da lunedì, sempre che la bilancia penda a favore delle sinistre, bisognerà vedere se Sánchez e Iglesias avranno la volontà di avviare un vero negoziato con l’obiettivo di formare un esecutivo, rompendo la situazione di stallo a cui hanno costretto il Paese negli ultimi mesi.
Ma il successo del fronte progressista resta in dubbio fino all’ultimo. L’ascesa inarrestabile di Vox (che potrebbe aver subito una frenata nelle ultime ore) ha sconvolto i piani delle altre forze di destra, a partire dal Partito Popolare di Pablo Casado che, dopo il tonfo storico del 28 aprile (ottenne solo 66 seggi, mai così pochi in passato) puntava con un discorso più moderato a riconquistare una parte dell’elettorato centrista e riproporsi come unica alternativa al Psoe. Ora sembra in realtà molto lontano dai cento seggi che vedeva come obiettivo minimo (l’ultimo sondaggio gliene attribuisce 83-88).
È comunque possibile che, nonostante l’ascesa di Vox, il blocco di destra non riesca a prevalere su quello di sinistra se si concretizzerà il previsto tracollo di Ciudadanos: il partito di Albert Rivera, impegnato con toni sempre più aspri nella sua campagna contro il nazionalismo catalano, potrebbe passare dagli attuali 57 deputati a un irrisorio risultato di 14-18 seggi. Si vota dalle 9 del mattino fino alle 20, quando saranno diffusi i primi exit-poll. Entro le 23 è previsto il risultato definitivo del conteggio delle schede.