VENEZIA – Venezia patrimonio dell’umanità. Più che giusto. Meno giusto che, forte del suo diritto, l’umanità si riversi a Venezia senza preavviso per goderne come vuole e senza alcun rispetto per la storia, l’arte, la bellezza, la civiltà.
Il tema non è nuovo, si ripresenta ogni estate con il mantra di episodi riguardanti turisti che scambiano gli angoli della città lagunare per latrine o bivacchi notturni. Mentre i veneziani residenti in centro – almeno quelli che non lucrano sull’assedio di orde sudate, ciabattanti e ben poco propense alle buone maniere – sono prossimi alla claustrofobia. Un’esasperazione che in questi giorni di agosto ha trovato sfogo in manifesti incollati con la rabbia lungo le calli, per identificare graficamente i turisti con il simbolo universale del maiale e invitarli a sloggiare con disprezzo.
Il quadro, questa volta, spinge il governatore veneto Luca Zaia a proporre misure estreme. “La soluzione per fronteggiare la maleducazione di alcuni turisti a Venezia è prevedere, sulla falsariga di quanto avviene nello sport, un Daspo per tutti coloro che si comportano male”. “Venezia – prosegue Zaia – è un museo, un patrimonio dell’umanità, e bisogna andare giù con mano pesante, punendo per bene chi si rende protagonista di certi atti. Mi aspetterei la stessa indignazione mostrata, ad esempio, contro le grandi navi“.
In questi giorni sono rimbalzate dal web ai tg le immagini di giovani turisti fermati da una giovane veneziana mentre erano in procinto di tuffarsi in un canale. O l’indignazione di massaie che per andare a fare la spesa sono costrette a farsi largo tra gente in costume di tutte le età e di ogni provenienza. Oltre ai veri casi di cronaca, come quello del neozelandese ubriaco che si è tuffato dal ponte di Rialto schiantandosi su un taxi che proprio in quel momento sbucava sul pelo dell’acqua sotto l’arcata. Episodio che ha indotto il sindaco Luigi Brugnaro a invocare poteri speciali per colpire simili maleducati con una notte in cella.
Ancora Zaia osserva: “La polizia municipale può contestare, a chi fa ad esempio la pipì su un muro, vari reati: dagli atti osceni in luogo pubblico, alle molestie e così via, per una lista di capi d’imputazione lunga un chilometro. Ho letto che il sindaco Brugnaro ha chiesto la possibilità di far passare una notte in carcere e anch’io sono convinto di questo: che differenza c’è, tra fare la pipì su un muro o all’interno di un museo? In entrambi i casi si merita la gogna pubblica. Penso che sia un fatto di buona educazione e quindi eviterei di risolvere il problema riempiendo Venezia di vespasiani o wc chimici, che ne segnerebbero la fine. Piuttosto, ripeto, meglio un Daspo, perché basta punire uno per educarne cento”.
L’altra grande piaga di Venezia è il carico demografico, esplosivo nella bella stagione e praticamente incontrollabile se alle regolari strutture ricettive si affianca tutto un mercato nero dell’alloggio – tra B&b abusivi e sottoscala, soffitte, sgabuzzini spacciati per camere – che col volano del web va via come il pane. Sul sovraffollamento, il governatore veneto rilancia l’idea della prenotazione: “Risolverebbe tutti i problemi, visto che ormai si fa per ogni cosa, dallo sci al cinema, per cui non sarebbe problematico programmare sul web anche una visita a Venezia”. Operazione che non escluderebbe nessuno, semplicemente regolerebbe il flusso senza trasformare un weekend a Venezia in un privilegio per pochi, come vorrebbe chi sogna di allontanare la “massa” da San Marco.
E proponendo questa soluzione Zaia sottolinea di non voler entrare nelle dinamiche dell’amministrazione comunale. “Ho il massimo rispetto per il sindaco, ben sapendo che Venezia è una città complicata. Ma la mia posizione è da sempre quella di non pensare a una Venezia necessariamente dedicata a un turismo vip di alta qualità, bensì aperta anche a ragazzi e operai, che hanno lo stesso diritto di visitarla dei magnati russi o degli sceicchi. Ma tutti attraverso una prenotazione garantita che eviti la pressione demografica di giornate da 150.000 transiti di persone e il caos che ne deriva”.