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Agenti uccisi a Trieste, l’ordinanza del gip: “Il killer ha agito con lucidità”. Ma Meran gridava: “Mi volevano uccidere”

Ott 6, 2019

TRIESTE – Poteva essere una “mattanza”. E Alejandro Augusto Stephan Meran “aveva famigliarità con le armi”. Ecco in esclusiva i contenuti dell’ordinanza che dispone il carcere per il ventinovenne dominicano che ha ucciso i due poliziotti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego. E che ha sparato contro altri otto poliziotti in Questura a Trieste, sia all’interno dell’edificio che all’esterno seminando il panico in centro città. L’assassino andrà in carcere immediatamente dopo essere uscito dall’ospedale, dove al momento è piantonato. Resterà in cella almeno un anno, salvo “atti interruttivi”, come prevedono le norme di legge.

Lo ha deciso il gip Massimo Tomassini nell’ordinanza di custodia cautelare emessa a carico dell’indagato. Il giudice poche ore fa ha quindi convalidato il fermo e applicato la misura. Nella sua ordinanza il giudice ravvisa il pericolo di fuga del dominicano e di “recidiva specifica”. “L’indagato – scrive il giudice – è gravemente indiziato di reati di assoluta gravità e che – aggiunge – potevano avere un esito ancora più tragico”. Il magistrato parla chiaramente di “mattanza”. E di un soggetto che aveva “familiarità con le armi”. Nell’indagine (pm Federica Riolino) non è stata trovata traccia di documentazione che attesti una possibile malattia psichica. Quindi avrebbe agito con lucidità. Anche da qui la decisione del carcere.

Il documento riporta anche la testimonianza di Carlysle, fratello di Alejandro, con lui in questura a Trieste durante la sparatoria. “Charly, mi vogliono uccidere! Dove sei?”, gridava Alejandro nel corridoio delle Volanti, dopo aver sparato ai due poliziotti. Carlysle si era barricato in una stanza, temendo che volesse aggredire anche lui. “Mi volevano uccidere!”, continuava a gridare Alejandro Meran.

Ci sono anche le immagini della sparatoria avvenuta in Questura a Trieste. Le telecamere nell’atrio e quelle all’esterno del palazzo, sequestrate dall’autorità giudiziaria, avrebbero ripreso una parte della sparatoria, ovvero il conflitto a fuoco col personale di guardia e il tentativo di fuga di Alejandro Stephan Meran, subito dopo l’omicidio due poliziotti. “Fasi estremamente concitate al tempo stesso drammatiche”. Così il Questore di Trieste, Giuseppe Petronzi, ha definito i filmati. Fasi che “hanno testimoniato la capacità di risposta dell’apparato che è riuscito a rendere inerte e a fermare la persona immediatamente, scongiurando la possibilità che potesse fare danni peggiori”, ha concluso.

“Possibile strage? È un dato di fatto”, conferma Petronzi.

Alejandro Augusto Stephan Meran, l’omicida 29enne di origine dominicana, “aveva delle armi in pugno ed era all’interno della Questura, fortunatamente e tragicamente c’eravamo solo noi poliziotti, quindi fortunatamente non erano esposte altre persone. La potenzialità – prosegue il questore – era tale che il bilancio avrebbe potuto essere più tragico”.

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“Grandi uomini, grandi poliziotti, sono pronto a chiedere l’encomio come faccio per tutti i ragazzi che quotidianamente e soprattutto nel silenzio, servono questa città”, aggiunge Petronzi, riferendosi all’azione compiuta una settimana fa da Rotta e Demenego conclusasi con il salvataggio di un quindicenne che voleva suicidarsi. “Avevano senso del dovere, dedizione, capacità professionale”.

E due giorni dopo ancora ancora fiori, disegni, biglietti e candele per “i nostri eroi”. I cittadini di Trieste continuano a rendere omaggio a Pierluigi e Matteo avvicinandosi all’ingresso principale della Questura e lasciando un segno di ringraziamento. Si avvicinano in silenzio, alla spicciolata. Ci sono adulti ma anche bambini. Composti poi entrano nell’edificio per un minuto di raccoglimento davanti al monumento ai caduti, dove ci sono le foto dei due agenti, tra corone di fiori e candele. Nei disegni dei bambini, lasciati all’ingresso della Questura, il ritratto dei loro “angeli” in divisa.”Voi avete fatto di tutto per noi”. C’è una piccola macchina della polizia, il regalo di un bambino.

“Siete i nostri eroi, i protettori dell’Italia”, si legge su un altro foglio. Sotto la rappresentazione dei due agenti sorridenti, Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, di 31 e 34 anni.

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Intanto la Polizia penitenziaria “sta adottando tutte le misure più utili per garantire che ci sia la massima sicurezza”. Così Enrico Sbriglia provveditore del comprensorio Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, dell’amministrazione penitenziaria, in merito alla sorveglianza di Alejandro Stephan Meranhe ora è piantonato in ospedale.

“La magistratura deve fare un percorso” per accertare quanto accaduto “perché altrimenti ce lo vediamo libero fra cinque anni questo, speriamo che gli diano l’ergastolo”. Lo ha dichiarato questa mattina il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, parlando con i cronisti all’esterno della Questura.

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