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Export da record per il Parmigiano messo a rischio dai dazi di Trump

Set 28, 2019

il 30 settembre la decisione del Wto

Le associazioni dei produttori mobilitate a difesa di Grana e Parmigiano contro le misure protezionistiche annunciate dall’amministrazione Usa. Gli Stati Uniti sono il principale mercato di esportazione grazie anche a una crescita record del 26% nel primo semestre: oltre 400mila forme, quasi il 5% della produzione annua

28 settembre 2019


Pronti altri dazi Usa a Ue, allarme per il cibo italiano

2′ di lettura

Mercato Usa a rischio per Grana Padano e Parmigiano Reggiano, proprio nell’anno che segna il record storico del consumo all’estero dei due formaggi: +16% l’incremento registrato dall’export nel primo semestre 2019 rispetto all’anno precedente. L’allarme arriva dal “Parmigiano Day” in corso al Villaggio contadino di Bologna dove Coldiretti ha chiamato a raccolta migliaia di allevatori, casari, e stagionatori per protestare contro i dazi annunciati dal presidente Usa Donald Trump. Misure di tipo protezionistico che potrebbero essere autorizzate il prossimo 30 settembre dal Wto, compromettendo le esportazioni negli Stati Uniti, anche fino al 90 per cento.

Boom sui mercati esteri

A guidare in Europa la classifica degli appassionati di Parmigiano e Grana è la Germania (+19% esportazioni), davanti a Francia (+11%) e Regno Unito (+15%), ma il tipico prodotto Made in Italy spopola anche nei Paesi del formaggio coi buchi, come la Svizzera (+17%) e l’Olanda (+10%). Fuori dall’Europa sono gli Stati Uniti il principale mercato grazie anche a una crescita record del 26% nel primo semestre (oltre 400mila forme, quasi il 5% della produzione annua dei due prodotti). Aumento del 21% in Giappone e del 36% in Cina seppur con valori ancora limitati. Un successo eccezionale su tutti i mercati, dunque, con l’unica eccezione del Canada, «dove l’approvazione del trattato di libero scambio Ceta con l’Europa – rileva Coldiretti – ha di fatto affossato le esportazioni di Parmigiano Reggiano e Grana Padano, crollate del 19% nella prima metà del 2019 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente».

Made in Italy agroalimentare minacciato

Sul record storico delle esportazioni incombe ore la decisione del Wto che potrebbe accogliere la richiesta degli Stati Uniti di imporre tariffe su alcuni beni europei nell’ultimo capitolo di una disputa bilaterale sui sussidi agli aeromobili. «Secondo la black list ufficiale pubblicata sul Registro Federale Usa – spiega Coldiretti – a pagare il conto più salato per il Belpaese potrebbe essere il Made in Italy agroalimentare proprio a partire dai formaggi, oltre a vini, salumi, pasta, olio extravergine di oliva, agrumi, olive, uva, marmellate, succhi di frutta, pesche e pere in scatola, acqua, superalcolici e caffè». Senza dimenticare che i dazi avrebbero pesanti ripercussioni anche sul mercato interno. Nei magazzini ricorda infatti la Confederazione Italiana Agricoltori, ugualmente mobilitata a difesa dei due formaggi, «sono in stagionatura circa 700mila forme destinate agli Usa che se bloccate dai dazi, dovrebbero essere collocate su altri mercati». Ed è quindi facile prevedere un crollo dei prezzi non solo del formaggio ma anche del latte, conclude la Cia, pronta ad ogni iniziativa «per evitare una vera e propria sciagura per il nostro territorio».

L’assalto delle imitazioni

Oltre a difendersi dalle politiche protezionistiche Usa Grana e Parmigiano devono difendersi dagli imitatori truffaldini. Sempre secondo Coldiretti, infatti la produzione nel mondo di falsi Parmigiano Reggiano e Grana Padano ha ormai superato quella degli originali, con il diffondersi di imitazioni in tutti i continenti. Un fenomeno che toglie spazi di mercato ai due formaggi simbolo del Made in Italy, trainata da «un’industria del tarocco che i dazi rischiano di rendere sempre più fiorente e che ha paradossalmente i suoi centri principali nei Paesi avanzati, a partire dagli Stati Uniti al Canada, dall’Australia al Sudamerica».

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