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Sulle tutele serve uno scatto delle Camere

Set 26, 2019

In parlamento

In questo primo anno e mezzo di legislatura hanno sonnecchiato, non andando più in là dell’assegnazione alle commissioni di competenza. I 18 progetti di legge in materia di libere professioni confidano ora in un cambio di passo dettato dal nuovo Governo e dalla nuova maggioranza

di Antonello Cherchi e Valeria Uva

26 settembre 2019


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3′ di lettura

In questo primo anno e mezzo di legislatura hanno sonnecchiato, non andando più in là dell’assegnazione alle commissioni di competenza. I 18 progetti di legge in materia di libere professioni confidano ora in un cambio di passo dettato dal nuovo Governo e dalla nuova maggioranza. Anche perché alcuni si concentrano su temi caldi, come l’applicazione dell’equo compenso, su cui sta lavorando anche il ministro della Giustizia Bonafede insieme alle categorie (la riforma è stata inserita tra le priorità del nuovo Esecutivo) e sul numero chiuso per l’accesso ai corsi di laurea per le professioni sanitarie, medici in testa.

Il raggio d’azione dei disegni di legge – distribuiti tra Camera (otto) e Senato (dieci) – è ampio. Già la misura dell’equo compenso è trasversale, perché è stata studiata per gli avvocati ma poi è stata estesa a tutti gli altri Ordini. Ci sono, poi, proposte mirate – come quelle sulle competenze dei commercialisti o sul nuovo profilo da dare ai geometri – e altre più generali sul welfare, sulla formazione, sull’ampliamento del regime della flat tax, sui rapporti tra professionisti e pubblica amministrazione.

IN LISTA D’ATTESA

I progetti di legge in materia di libere professioni depositati in Parlamento nel corso dell’attuale legislatura

IN LISTA D’ATTESA

Al Senato

«Ho ripreso i contatti per fare in modo che il Ddl trovi il suo cammino parlamentare. Già prima della caduta del Governo avevo raccolto in commissione Giustizia, dove la proposta è incardinata, indicazioni positive sul suo contenuto. E si trattava di un sostegno trasversale». A parlare è Tiziana Drago, senatrice dei 5 Stelle prima firmataria del disegno di legge sulla riforma dell’equo compenso, in particolare sulla revisione delle clausole vessatorie. Il tema, anche dopo la costituzione del tavolo tecnico con le professioni presso il ministero della Giustizia e la firma del protocollo tra Giustizia e Consiglio nazionale forense, è particolarmente sentito. «Così com’è il sistema, che ha la stessa ratio del salario minimo, non funziona – aggiunge Drago -. Le clausole vessatorie ne limitano l’applicazione. Occorre eliminarle».

Sempre in materia di equo compenso c’è la proposta – questa, però, assegnata alla commissione Lavoro – presentata dalla forzista Roberta Toffanin.

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