Ispettorato del lavoro e gdf
Maxi stretta dell’Ufficio ispettorato del lavoro e della Guardia di finanza: multe fino a poco meno di 50mila euro per i datori di lavoro che impiegano senza contratto soggetti che hanno in famiglia almeno un destinatario della misura
di Ivan Cimmarusti
24 settembre 2019
2′ di lettura
Rischiano sanzioni fino a poco meno di 50mila euro i datori di lavoro che impiegano in “nero” soggetti che, pur non essendo titolari del Reddito di cittadinanza, abbiano nel proprio nucleo familiare almeno un destinatario della misura di sostegno economico. È una maxi stretta quella pianificata dall’Ufficio ispettorato del lavoro e dalla Guardia di finanza, che ora applicano l’aggravante già prevista per l’impiego di lavoratori stranieri (aumento del 20% sulla sanzione) per arginare il rischio di frodi in tema di Reddito di cittadinanza.
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Una indagine preliminare del Nucleo speciale spesa pubblica e repressioni frodi comunitarie della Guardia di finanza ha innalzato il livello di controllo. Le Fiamme gialle hanno fatto luce su un elevato numero di frodi. La verifica è stata compiuta su un bacino limitato di percettori del Reddito di cittadinanza, ma ha dimostrato come circa 60-70% dei soggetti beneficiari nei fatti non aveva diritto per ottenerlo.
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Una truffa su larga scala che l’Amministrazione finanziaria intende bloccare. Si parte dall’accertamento del lavoro sommerso. Lo svolgimento di un’attività di lavoro dipendente o di collaborazione coordinata e continuativa, in assenza delle comunicazioni obbligatorie previste dalla legge, comporta la decadenza/revoca del Reddito di cittadinanza. Inps e Gdf hanno già stretto una intesa. Nel corso dell’accertamento è sufficiente la semplice rilevazione dell’impiego di un lavoratore in nero. Tutto questo comporterà una sanzione per il datore di lavoro aggravata del 20%.