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L’appello di ricercatori e studenti: “Almeno 1,5 miliardi per l’università”

Set 23, 2019

Hanno fatto i conti: l’università ha bisogno di risorse, più del miliardo di euro promesso dal neoministro Lorenzo Fioramonti. E per dirlo hanno lanciato una petizione: “Salviamo il futuro dell’Italia”. A firmarla sono più sigle che mettono insieme ricercatori precari del Cnr, dottori di ricerca, studenti, medici specializzandi. Il volto degli universitari che reclamano prospettive.

I promotori partono da una analisi con domanda, retorica nella risposta. In un paese con un’economia che non decolla, una disoccupazione giovanile sempre più alta e 1 milione e 778 mila famiglie sotto la soglia di povertà assoluta, è giusto chiedersi: è prioritario investire nell’istruzione? Conviene investire nell’università e nella ricerca? “Per noi la risposta è senza dubbio alcuno sì”.

Il problema degli investimenti per il sistema accademico sottofinanziato è annoso. La petizione riporta quanto sarebbe necessario per ogni voce, dal diritto allo studio alla ricerca: 1,5 miliardi. Un appello per sostenere e far sì che la promessa del neoministro pentastellato (aumentata nei fondi) sia realizzata, perché tutto dipenderà dalla prossima legge di Bilancio. Una sfida al governo giallo-rosso.

Diritto allo studio. Per risolvere il capitolo dolente delle borse di studio che non sono garantite a tutti gli studenti idonei, soprattutto nelle regioni del Sud, occorrerebbe investire 150 milioni. Altri 200 milioni servirebbero per le residenze universitarie, da inquadrare – si legge nella petizione – secondo il Bando 338/2000, per contrastare l’aumento del costo della vita per gli studenti fuorisede.

“Se non ripartiamo da un sistema universitario di qualità e aperto a tutti, ogni intervento per rimettere in moto questo paese sarà un tampone non risolutivo”, osservaGuglielmo Mina, presidente del Coordinamento Liste per il diritto allo studio.

"Un miliardo e mezzo per salvare l'università", l'appello di ricercatori e studenti

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Specializzandi e dottorandi. L’imbuto nell’accesso alla professione medica è dopo la laurea: troppe poche borse per accedere alle scuole di specialità. Per questo, nonostante quest’anno siano aumentate (8.905 contratti di formazione medica specialistica per l’anno accademico 2018/2019, a fronte dei 6.934 assegnati lo scorso anno) vengono richiesti 150 milioni di euro per aumentare il numero e l’importo delle borse di specializzazione, di cui 50 milioni per bandire 2000 borse in più nel 2020 e 100 milioni per l’adeguamento Istat dell’importo delle borse di specializzazione fermo dal 2007.

Senza medici non c’è salute per i cittadini e senza medici formati per davvero, senza sanatorie o scorciatoie, non c’è qualità del servizio sanitario. Gli investimenti per i giovani medici sono stati in questi anni insufficienti e le politiche di reclutamento miopi. Lanciamo dunque al governo una sfida che è anche la più grande opportunità per la nazione” diceLucilla Crudele, rappresentante degli specializzandi italiani al Cnsu e del Segretariato italiano giovani medici.

"Un miliardo e mezzo per salvare l'università", l'appello di ricercatori e studenti

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Non stanno meglio i dottori di ricerca che chiedono 70 milioni di euro per aumentare il numero e l’importo minimo delle borse di dottorato a 1200 euro per garantire che i 12 mesi di lavoro svolti vengano riconosciuti ai fini previdenziali. Richieste concrete inserite in un quadro più generale, così sintetizzato da Fulvio Musto, presidente del Comitato per la valorizzazione del dottorato: “Dare a tutti i giovani la possibilità di accedere ad un sistema universitario di qualità, e creare un clima favorevole all’alta formazione nel nostro paese e dunque investire sulla competitività dell’Italia”.

Finanziamenti alla ricerca. La petizione reclama 200 milioni di euro per risolvere il problema del “precariato storico negli enti di ricerca, per rilanciare il reclutamento speciale dei ricercatori e per un aumento del Foe (fondo ordinario per il finanziamento degli Enti e istituzioni di ricerca) che garantisca e l’indipendenza dei ricercatori, oggi troppo legata alla disponibilità di fondi esterni o privati che limitano la libertà di ricerca”. E ancora: 400 milioni di euro per la ricerca ed i ricercatori, di cui 200 milioni per un piano di reclutamento straordinario e 200 per fondi strutturali per la ricerca divisi in 160 milioni per Prin a cadenza annuale e fondi di supporto a chi vince progetti europei 40 milioni destinati ai giovani ricercatori non strutturati.

"Un miliardo e mezzo per salvare l'università", l'appello di ricercatori e studenti

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Infine, c’è il tema del fondo di finanziamento ordinario delle università. Qui la richiesta è di 300 milioni di euro almeno, “lasciando libertà alle università di scegliere come investire i finanziamenti a seconda delle varie esigenze degli Atenei”.

Le firme dell’appello sono: Comitato per la valorizzazione del Dottorato, Segretariato italiano giovani medici, Confederazione degli Studenti, Coordinamento liste per il diritto allo studio, Unilab Svoltastudenti, Precari Uniti Cnr e Vento di cambiamento – Fenix.

“La nostra adesione alla petizione – scrivono i Precari uniti Cnr – significa sigillare gli obiettivi che il ministro Fioramonti aveva pronunciato anzi tempo e ribadito dopo il suo insediamento ovvero un significativo rifinanziamento per gli enti di ricerca con una precisa missione: la stabilizzazioni dei precari storici in tutti gli enti. Con tale petizione desideriamo ribadire la nostra fiducia e il nostro completo supporto al ministro, affinché possa ottenere in modo concreto un incremento del Foe”.

Parlano alcuni consiglieri nazionali degli studenti universitari. Antonio Stalteri (Vento di cambiamento Fenix) crede in una “inversione di tendenza”. “Parliamo del più grande patrimonio che l’Italia ha, parliamo di studenti, di ricercatori che non hanno le carte giuste per poter continuare e concludere la propria carriera come lo si desidera. Noi ci crediamo”, insiste Shatku Frejda (Confederazione degli studenti). E ancora, Mariachiara Pollola: “Abbiamo bisogno di essere ascoltati, di ricevere nuovi fondi adeguati ai tempi e alle esigenze che per molto tempo sono state messe in secondo piano. Siamo stanchi di essere l’ultimo anello della catena”. Iniziativa urgente, “un forte segnale di inclusione” la petizione a più voci, commenta Carlo Giovani (Unilab Svoltastudenti).

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