La trattativa tra il neo ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e la Commissione europea, per ottenere spazi di manovra sul deficit per scrivere la prossima legge di stabilità, è partita con il piede giusto. Non c’è da meravigliarsi. Gualtieri conosce a menadito le liturgie di Bruxelles e può contare sulla benevolenza accordata al governo Conte 2 per la sua funzione di baluardo alle pulsioni sovraniste.
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Così, per prima cosa, il ministro italiano ha rassicurato Valdis Dombrovskis, il vice presidente lettone della vecchia Commissione che ricoprirà lo stesso ruolo anche nella nuova. Sarà lui, insieme a Paolo Gentiloni, l’interlocutore per “contrattare” la flessibilità. Gualtieri ha spiegato a Dombrovskis che Roma intende rispettare le attuali regole del Patto di stabilità. Queste prevedono che, al massimo, l’Italia possa chiedere 12,6 miliardi di flessibilità (lo 0,75% del prodotto interno lordo).
Ma più che il deficit, a Bruxelles (come ai mercati finanziari) interessa l’andamento del debito italiano, ormai costantemente sopra il 130% del Pil. La vera novità della trattativa con l’Europa potrebbe essere proprio questa: negoziare un riduzione del debito in un arco triennale, in modo da dare la possibilità alle misure di crescita del governo di ridurre l’impatto del passivo sul Pil. Insomma, niente impegni immediati basati su mirabolanti promesse di privatizzazioni e cessioni di patrimonio pubblico che alla prova dei fatti si dimostrano scritte sull’acqua. Come è accaduto, per esempio, ai 18 miliardi di euro di cessioni di beni pubblici promesse per il 2019 e non realizzate. Il Tesoro, dunque, vorrebbe chiedere tempo.
Tempo un cambio del quale metterebbe sul tavolo riforme e investimenti in grado di rilanciare la crescita, come un taglio delle tasse partendo dal costo del lavoro e investimenti “ambientali”, partendo magari da un maxi piano di riqualificazione energetica e sismica degli edifici pubblici, scuole in primis. Nel bilancio pubblico italiano ci sono 126 miliardi di euro già stanziati fino al 2033 ma non spesi. L’idea sarebbe di attivarli in questa direzione.
GLI EFFETTI
Misure che per essere implementate e per dare pienamente i loro effetti, avrebbero bisogno di un orizzonte almeno triennale. Mentre Gualtieri a Bruxlles tratta i margini su deficit e debito con la Commissione, a Roma i tecnici del Tesoro continuano a lavorare alle coperture della manovra finanziaria.
Negli ultimi giorni gli uffici si sono concentrati su dei meccanismi per incentivare i pagamenti elettronici e scoraggiare l’uso del contante. Una delle strade ipotizzate incrocia il percorso con un’altra misura da tempo allo studio: la razionalizzazione delle agevolazioni fiscali. Per evitare il taglio lineare delle detrazioni e delle deduzioni fiscali ipotizzato dal predecessore di Gualtieri, Giovanni Tria, si è ipotizzata una strada diversa. Le detrazioni su spese sanitarie, asili, scuole, spese veterinarie, e così via, verrebbero concesse soltanto a chi effettua i pagamenti con bancomat, carte o bonifici bancari. Un po’ come già avviene per le spese di ristrutturazione edilizia.
L’APPUNTAMENTO
Una strada, quella della lotta al contante, indicata anche in un recente rapporto del Centro Studi di Confindustria, che ha proposto una tassazione del 2 per cento per i prelievi bancomat superiori ad un certo limite. Intanto dopo le polemiche estive per il doppio tavolo di confronto sulla manovra, ll presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha convocato i sindacati per mercoledì prossimo, 18 settembre (alle 10), a Palazzo Chigi. Due giorni fa i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo avevano inviato una lettera al premier proprio per chiedere un incontro e discutere della prossima legge di Bilancio.
Ultimo aggiornamento: 11:47© RIPRODUZIONE RISERVATA