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Bce-commercio, listini ancora positivi. Lo spread scende sotto 135 punti

Set 13, 2019

MILANO – Ore 10:00. La tematica commerciale torna centrale all’indomani delle mosse della Bce, che ha deciso di rilanciare il Qe e tagliare i tassi sui depositi, nell’ultima scommessa di Mario Draghi per rilanciare gli obiettivi di inflazione. Il board dell’Eurotower si è spaccato, ma alla fine il governatore italiano ha mantenuto il sentiero ultra-accomodante. Le aspettative dei mercati sono state centrate, il rendimento dei titoli di Stato dell’Eurozona è calato ma non si sono registrati particolari scossoni.

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi risale in avvio di seduta oltre quota 140 punti base, nel giorno del debutto di Roberto Gualtieri come ministro dell’Economia agli appuntamenti finlandesi di Ecofin ed Eurogruppo. Il rendimento del decennale italiano ha aggiornato il minimo allo 0,75%, ma ora è tornato in area 0,9%. Gli investitori sembrano aver già digerito gli annunci di Draghi, in linea di fatto con le attese. La novità più importante, il fatto che il secondo Qe sia senza una fine pre-determinata, si scontra con i ragionamenti sulla mancanza di bond potenzialmente acquistabili, il che lo rende limitato di fatto: secondo Ubs gli asset che la Bce può mettere in portafoglio (a meno di cambiamenti nelle regole) finiranno entro il 2022.

Anche l’euro risale leggermente all’indomani del nuovo Qe, condannato da Trump come una mossa per svalutare la divisa unica e avere un vantaggio competitivo verso le aziende americane. La valuta comune resta comunque sotto quota 1,11 dollari, passando di mano a 1,1078 dollari. La divisa nipponica viene trattata ai minimi in sei mesi sul dollaro a 119,71 e sull’euro a 108,04.

I mercati europei partono in cauto rialzo. Milano segna un guadagno dello 0,45%, spinta dal comparto bancario. Bene anche Pirelli. Più caute le altre: Parigi e Francoforte sono allineate intorno al +0,1%, Londra è debole poco sotto la parità.

Il presidente Donald Trump non ha escluso un’intesa ad interm con la Cina per porre fine alla guerra dei dazi, come ipotizzato da alcuni osservatori dopo il rinvio di due settimane degli aumenti tariffari che sarebbero dovuti scattare il prossimo primo ottobre. Trump, interpellato mentre lasciava la Casa Bianca diretto a Baltimora, ha però tenuto a precisare che preferirebbe un’intesa più ampia. La notizia – anticipata dalle indiscrezioni – è servita comunque per spingere Wall Street vicino ai record storici: ieri sera il Dow Jones ha guadagnato lo 0,2%, lo S&P500 lo 0,29% e il Nasdaq lo 0,3%. Positiva la mattinata degli indici asiatici, in cauto rialzo i future sulle Borse europee. Questa mattina, la Borsa di Tokyo ha chiuso ancora in rialzo con il Nikkei in progresso dell’1,05%.

Stabile il prezzo del petrolio, dopo i recenti cali alimentati dalle previsioni di debolezza della domanda e dal fatto che l’Opec non aumenterà nel breve l’incidenza dei suoi tagli alla produzione. Il Wti del Texas scambia a 55,09 dollari con una variazione di -0,02%. Il Brent del Mare del Nord passa di mano a 60,33 (-0,08%). Oro spot poco mosso a 1499 dollari l’oncia (+0,01%).

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