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Fontana: «Conte dimentica il Nord. Il governo dia un segnale»

Set 8, 2019

intervista

Il governatore leghista della Lombardia rilancia: «Se non ci sarà concessa la competenza sulla scuola, la Regione è pronta a varare una sua legge»

di Barbara Fiammeri

8 settembre 2019


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3′ di lettura

«Sto ancora aspettando che il presidente Conte onori il suo impegno…». Il leghista Attilio Fontana, governatore della Lombardia, ricorre all’ironia nel ricordare quando l’ex premier del governo gialloverde, oggi ancora a Palazzo Chigi per guidare «l’inciucio giallorosso», aveva assicurato già a febbraio che in tempi «brevi, brevissimi» sarebbe arrivato il via libera all’Autonomia chiesta dalla sua Regione assieme a Veneto ed Emilia Romagna. Come è andata è noto: le intese sono ferme al ministero degli Affari regionali e a sostituire al ministero degli Affari regionali la collega di partito Erika Stefani, c’è il dem Fracesco Boccia che ha già inviato un segnale: «L’autonomia si farà» ma – ha sottolineato – «nel rispetto rigoroso della Costituzione».

Governatore che risposta dà al ministro Boccia?

Nessuno di noi ha mai pensato o scritto una parola in violazione della Costituzione, tutte le nostre proposte e richieste sono all’interno del perimetro della Carta. Ma non sono interessato alle battute, bado sempre alla sostanza. Che è evidente, in questo Governo c’è un grave deficit di attenzione verso il Nord che, pur sofferente, resta la locomotiva d’Italia. Attendiamo un segnale chiaro su grandi opere, internazionalizzazione, sostegno alle piccole e medie imprese, innovazione, ricerca e più in generale sulla politica industriale: sono tutti i temi che un Governo ha il dovere di prendere in considerazione soprattutto in una fase di congiuntura difficile qual è quella attuale.

Temi rimasti fuori anche dall’agenda del precedente esecutivo?

Sicuramente non c’è stata la risposta che ci aspettavamo. E se alcuni anni fa era già un ritardo grave, oggi è diventato drammatico perché noi continuiamo a muoverci come 30 anni fa. Non è concepibile che dal momento in cui noi diamo il via libera alla realizzazione di un’opera passino 4 anni per aprire il cantiere, sempre che nel frattempo non sia intervenuto il Tar perché qualcuno ha fatto ricorso. Non è un problema del Nord è un problema dell’Italia.

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