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Ferrara, la soluzione antispaccio della giunta leghista: “Togliamo le panchine dai parchi”

Ago 29, 2019

FERRARA – L’operazione “Parchi sicuri” della nuova giunta leghista di Ferrara ha un obiettivo preciso: rimuovere le attività di spaccio dalle aree verdi cittadine. E per farlo ha pensato a una soluzione drastica quanto plastica: togliere le panchine. Via alla rimozione, già iniziata, di ben 150 sedute nei parchi per eradicare la compravendita della droga. Una situazione che in città ha sollevato un vespaio di polemiche, non solo fra i partiti all’opposizione, ma anche sui principali frequentatori di quei parchi: mamme (e bambini) e anziani.

In principio fu il sindaco Gentilini, a Treviso. Correva l’anno 1997: via le panchine “perché usate dagli immigrati”; rischiarono grosso anche gli alberi, innocua scenografia del presunto far west, cui i neri – bersaglio del primo cittadino – semplicemente appendevano borsine coi loro effetti personali: il sindaco sceriffo si diceva pronto a segarli. Sono passati più di vent’anni ma la grammatica della lotta al degrado pare non essersi evoluta, almeno per una certa area politica. “Lo avevo promesso: lotta dura a chi spaccia nei parchi, a chi bivacca e a chi pensa di fare da padrone nei parchi giochi. È un’azione forte che ero certo avrebbe creato allarme ma non toglieremo tutte le panchine, solo quelle dedite allo spaccio perché nascoste e isolate, che verranno riposizionate vicino alle giostrine”, assicura il vicesindaco di Ferrara Nicola Lodi. Il suo partito ha fatto della zona Gad, che si estende fra stazione e stadio, l’esempio più urlato in campagna elettorale della necessità di invertire la rotta per arginare e soffocare il degrado. E’ in effetti la zona della città estense dove è più alto il tasso di spaccio, ma è anche una zona popolare e popolata.

In città, sotto i portici, nei capannelli nel verde e in Rete si sprecano le battute e pure le polemiche sulla soluzione delle panchine da rimuovere. “La vera assurdità è che non le vogliono togliere tutte. Solo quelle cattive che ospitano gli spacciatori. Faranno delle liste di proscrizione per le panchine?”, scrive una utente sulla pagina di Gad- Gruppo anti discriminazioni di Ferrara. Ed è solo una delle voci che sollevano critiche sia sul metodo che sul merito. Insomma, sono davvero le panchine a favorire l’attività di spaccio? “Se spacceranno in piedi, farò intervenire la polizia”, insiste Lodi. Gli risponde il segretario regionale del Pd, il ferrarese Paolo Calvano: “Ora c’è dasperare che gli spacciatori non si siedano per terra o sulle Mura, perché in quel caso rischiamo che i parchi vengano arati o le Mura demolite”, e se si ripensa alla determinazione di Gentilini, si trema un po’. Se la linea di Lodi non bastasse, ci pensa il sindaco Alan Fabbri, vicinissimo a Matteo Salvini, a rincarare la dose, raccontando così la sua città: “Ognuno di noi si è spesso trovato davanti a nutriti assembramenti di spacciatori che bloccano passaggi e ciclabili. Per questo, nelle ultime due settimane, abbiamo mappato gran parte delle panchine presenti in aeree a rischio, ormai bazar dello spaccio e avamposti della criminalità”.

Il primo risultato di questa retata contro le “panchine cattive” sembra avere già un effetto boomerang. Un negoziante della zona Gad, intervistato da Estense, spiega che “fino alla settimana scorsa se non altro c’erano anche persone normali, ora invece sono solo spacciatori. Ma come si fa a pensare di combattere lo spaccio togliendo le panchine? Questi qua si sono già portati le sedie ed è da due ore che sono lì con delle casse di birra: la situazione è peggio di prima”.

“Non esistono risposte semplici a problemi complessi. Certo è più semplice togliere le panchine dagli spacciatori che togliere gli spacciatori dalle panchine” attacca il capogruppo del Pd Aldo Modonesi, che ha sfidato Fabbri alle urne a maggio e ne è uscito sconfitto. Insorgono le opposizioni e si levano anche tante voci della società civile, si arrabbiano i frequentatori civili dei parchi che non vogliono vedersi privati del piacere di stare all’aperto, trovandosi così allontanati da quelle stesse aree che invece avrebbero bisogno di essere vissute intensamente per respingere il degrado: ne è un esempio il parco della Montagnola a Bologna, che da simbolo dello spaccio si sta trasformando, con l’impegno delle forze dell’ordine e di associazioni e cittadini, attraverso iniziative estive e culturali, in un luogo frequentato e quindi frequentabile.

A Ferrara chi vuole combattere l’iniziativa della Lega ha lanciato l’hashtag #lasciatecilepanchine, riempie le sedute di cartelli affinché non vengano rimosse, perché usate da bambini, mamme, residenti della zona che nulla hanno a che fare con la droga. Ma la giunta leghista di Ferrara non sembra voler fare retromarcia: scegliendo di rispondere a un problema visibile e tangibile con una soluzione altrettanto visibile e tangibile: lasciare il vuoto fra gli alberi.

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