Poco dopo arriva la notizia che un diciannovenne tunisino – da poco giunto nell’isola – è stato denunciato per aver scippato un telefonino a una turista piemontese. Identificato dai carabinieri, che dopo tre ore lo hanno bloccato, trovandogli in tasca lo smartphone della donna, il migrante e i suoi connazionali – che non nascondono la paura di poter essere rimpatriati e per questo chiedono di lasciare Lampedusa al più presto – sono presi di mira dal segretario locale del Pd, stesso partito di Martello, Peppino Palmeri, marito dell’ex sindaco Giusi Nicolini, anche lei dei dem.
Palmeri ha una sua idea: «È risaputo – dice – che i tunisini non possono rimanere per giorni e giorni sull’isola, perché commettono atti di violenza e delinquono. Cosa si aspetta per trasferirli? Lo chiedo alle istituzioni locali e al prefetto di Agrigento».
A stretto giro Salvini pubblica su facebook la frase del segretario dem e aggiunge: «Cosa ne penseranno i ministri del nuovo governo Pd-5 Stelle? Porti aperti per tutti?». E lo fa poco dopo aver firmato il divieto d’ingresso nelle acque italiane per la nave Eleonore della Ong Lifeline, che ha a bordo 101 persone soccorse ieri al largo della Libia. Intanto, da qualche giorno a Lampedusa vengono segnalati, soprattutto sui social, casi di tunisini ubriachi che infastidiscono isolani e turisti. Ma nessun episodio, a parte la denuncia di oggi, è stato riscontrato dalle forze dell’ordine.
Che la situazione dell’hotspot sia esplosiva, l’ha verificato ieri anche il senatore del gruppo misto Gregorio De Falco, che ha effettuato un’ispezione nella struttura: «La situazione dentro e fuori il centro è assolutamente insostenibile», ha detto, segnalando la scarsità di kit per l’igiene, telefoni pubblici guasti, i pasti consumati all’aperto perché mancano zone destinate a mensa.
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