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Falchi, colombe e ciò che sta in mezzo. Le strade accidentate della cooperazione sociale

Ago 25, 2019

Se c’è un messaggio che la teoria dei giochi ci consegna, in questo senso, è quello della potenza delle “scelte assortative”, del potere che deriva dalla creazione di network e alleanze di cooperatori. E, a proposito di network, c’è un altro aspetto della questione che vale la pena approfondire, anche se solo brevemente.

Un’analisi realistica delle nostre relazioni di interdipendenza non può prescindere dalla dimensione spaziale. I nostri incontri, le interazioni, infatti, non avvengono nel vuoto, ma sono determinate, in qualche modo, dalla prossimità. Incontro più frequentemente il mio vicino di casa o il mio collega di lavoro che non l’amico d’infanzia che vive in un’altra città.

Noi interagiamo all’interno di reti di relazioni che hanno una certa configurazione nello spazio. Queste reti, che determinano le nostre scelte e la loro efficacia, non sono date una volta per tutte, ma sono, piuttosto, in continua evoluzione. Possiamo, cioè, in qualche misura, scegliere chi metterci a fianco, coloro con i quali avere a che fare più frequentemente.

In questo senso il messaggio che viene dall’analisi dei network è simile a quello del “gioco falco-colomba”: se siete colomba scegliete di avere a che fare con le colombe; ma tale prospettiva ci suggerisce un passo in più: mentre nel “gioco falco-colomba” non si può non interagire, o con un falco o con una colomba, l’analisi dei network prende in considerazione anche una terza strategia che è quella che prevede la creazione di nuovi legami o l’eliminazione di quelli vecchi. In un network, in qualche misura, si può sempre scegliere se cooperare, se comportarti in maniera conflittuale, ma anche di interrompere le relazioni con quel dato soggetto o di crearne di nuove.

Come quando sui social banniamo o chiediamo l’amicizia a qualcuno. L’introduzione di questa terza possibilità, facilita ulteriormente la creazione endogena di network cooperativi, perché crea nuovi incentivi, aumentando i costi per i soggetti conflittuali e, al tempo stesso, i benefici per i cooperatori (Rand, D., Arbesman, S., Christakis, N. “Dynamic social networks promote cooperation in experiments with humans”, PNAS, 2011, 108, pp. 19193-19198).

Spesso combattere con in mulini a vento, nonostante i meravigliosi riferimenti letterari, non è una politica saggia. Come falco contro falco, si rischia solo di dissipare risorse. Meglio cambiare bersaglio, allearsi coi cooperatori e rifuggire gli opportunisti.

Valorizzare i valori altrui, essere selettivi nelle interazioni, creare alleanze e network cooperativi di mutuo vantaggio. Questo sono solo alcune delle strategie di sviluppo sociale che la teoria dei giochi evolutivi e l’analisi dei network ci suggeriscono. Le implicazioni e le applicazioni pratiche sono naturalmente innumerevoli e riguardano molti ambiti diversi della vita delle nostre comunità e delle nostre istituzioni. Fidarsi di medici e insegnanti, leggere giornali autorevoli, non diffidare degli esperti, essere umili e aperti al dubbio, non votare politici condannati, scegliere amministratori competenti, amici veri e compagni fedeli, avviare processi e non occupare spazi. Cose che hanno a che fare, in ultima analisi, con le condizioni necessarie per ottenere risultati collettivamente migliori e in maniera più efficace. E ognuno di noi, su grande o piccola scala, può fare la sua parte essenziale. Io ho scritto questo articolo e da qualche tempo ho anche smesso di seguire alcuni squadristi digitali sui social. Certo non risolve, ma sicuramente aiuta.

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