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Prima giornata di consultazioni per il capo dello Stato: c’è stato l’incontro con i presidenti delle Camere, poi la telefonata con l’ex presidente Giorgio Napolitano e a seguire i gruppi misti e Leu. Nonostante il giro di mercoledì 21 agosto sia stato quello politicamente meno rilevante – nella giornata di giovedì sono attesi Pd, Lega e 5 Stelle oltre a Fratelli d’Italia e Forza Italia – se ne sono comunque dedotte indicazioni importanti. Perché a sentire i racconti dei parlamentari dei gruppi misti, Sergio Mattarella avrebbe ben chiarito la sua intenzione di mettere alle strette i partiti non solo sui tempi ma anche sulla reale intenzione di formare un Governo e una maggioranza alternativi.
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L’impressione, insomma, è che oggi non si accontenterà di generiche dichiarazioni da parte di Zingaretti e Di Maio di voler tentare l’alleanza, ma chiederà un’esplicita volontà nell’andare avanti e soprattutto – se così fosse – concederà solo qualche giorno (una settimana al massimo) per avere l’indicazione sul nome del premier. Come si sa, quello dell’inquilino di Palazzo Chigi è uno dei nodi nella trattativa tra Pd e Movimento che Mattarella vorrà mettere subito al centro del suo faccia a faccia con i leader senza dare spazio a tattiche dilatorie. Quello di giovedì sarà quindi un passaggio chiave per capire che percentuale di successo potrà avere il patto «giallo-rosso», anche perché il colloquio al Colle non sarà per niente formale né interlocutorio ma dovrà fornire elementi tali al capo dello Stato da convincerlo a concedere maggiori margini temporali. La ragione di tanta fretta è nota: non lasciare il Paese senza un Governo coeso e in piena carica non solo in vista della legge di bilancio ma pure nel caso in cui in queste settimane si dovessero presentare emergenze di ogni tipo che richiedono un’unità di vedute, ormai venuta a mancare.
E dunque il calendario sarà serrato al punto che si tendono a escludere mandati esplorativi. Non solo. Maurizio Lupi che mercoledì era nella delegazione del gruppo misto ha raccontato che durante il colloquio al Colle, a una sua domanda su un eventuale governo istituzionale o del presidente, Mattarella l’avrebbe interrotto scandendo: «È un’ipotesi inesistente». Restano quindi sul tavolo o l’opzione di un Governo Pd e 5 Stelle oppure il voto, due strade su cui il capo dello Stato manterrà la sua terzietà, obbligando tuttavia i partiti a una scelta in tempi rapidi e per un Esecutivo politico, di legislatura che non sia solo una via di fuga dalle urne.
Il timore, però, è che resti il gioco, nei grillini, dei due forni; quello appena aperto con Zingaretti e quello che resiste – nelle intenzioni di alcuni – di riallacciare con la Lega. Mercoledì, tra l’altro, i rumors mettevano al centro dei vari scenari anche la candidatura di Conte a Commissario Ue, proprio per «rimuovere» l’ostacolo di un suo bis a Palazzo Chigi non gradito sia a Zingaretti – nell’opzione del Governo con il Pd – che a Salvini se dovesse tornare in auge (dopo il fallimento dell’operazione con i Democratici) la vecchia alleanza. Ma, al di là delle manovre dei partiti, la nomina del Commissario e una piena presenza di un Governo nelle future trattative con la nuova Commissione Ue è un altro elemento decisivo che spingerà Mattarella a mettere alle strette i partiti.