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Governo: Boccia, non importa colore ma economia

Ago 21, 2019

meeting di rimini

21 agosto 2019


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2′ di lettura

«Non ci aspettiamo nessun tipo di governo in termini di colori, in termini economici ci aspettiamo delle risposte importanti per il futuro che abbiamo davanti a noi» ovvero «una fase difficile in termini economici». Lo ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, a margine del Meeting di Rimini.

A chi gli chiedeva quale fosse la preferenza degli imprenditori, se un nuovo governo con questo Parlamento o nuove elezioni , il presidente degli industriali ha risposto: «Noi non entriamo nel merito delle tattiche e della questione voto sì, voto no. Entriamo nel merito economico, abbiamo delle date importanti davanti a noi». Boccia, in particolare, ha sottolineato che «entro il 26 agosto bisogna definire il nome di un commissario italiano (per l’Unione europea, ndr), per noi dovrebbe essere non solo un nome autorevole nell’interesse del Paese ma dovremmo ambire a un commissario alla Concorrenza, al Mercato interno o al Commercio, per avere un ruolo determinante da protagonisti in Europa.

«C’è un rischio stagnazione e un rischio di possibile recessione» per l’Italia, perché «molte filiere dell’industria italiana sono collegate a quella tedesca, il fatto che la Germania non vada bene non è un segnale positivo per l’Italia, questo comporta una reazione italiana ed europea» ha aggiunto il presidente di Confidustria che ha aggiunto: «Abbiamo una manovra economia davanti a noi non affatto semplice e abbiamo una situazione che vede un rallentamento della crescita della Germania, che si avvia a una fase recessiva, la guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina che non aiutano un Paese esportatore come il nostro e quindi c’è una priorità economica che andrebbe affrontata all’interno di una domanda: fare un governo per fare cosa. Questa è la domanda determinante».

«Chiaramente – ha sottolineato Boccia – occorre una manovra economica che ponga una attenzione al lavoro, alla crescita e ad alcuni elementi determinanti che sono stati oggetto delle convocazioni che abbiamo avuto a Palazzo Chigi e al Viminale prima della crisi di governo», aggiungendo che «molte parti sociali convergevano su alcuni punti determinanti come riduzione delle tasse sul lavoro, una grande dotazione infrastrutturale e una attenzione al salario minimo che non era una critica ma collegarlo ai grandi contratti di rappresentanza».

(Il Sole 24 Ore – Radiocor Plus)

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