Se Conte, dopo le ultimative comunicazioni in Senato, si dimetterà davanti al Capo dello Stato senza passare per una sfiducia parlamentare, i 5 Stelle saliranno al Colle e si metteranno a disposizione del Presidente, per dare vita ad un governo dove anche Alessandro Di Battista potrebbe avrebbe un ruolo.
Sempre che non ci siano sorprese e che non sia lo stesso premier a sparigliare le carte. “Conte non è così prevedibile come pensate: è per questo che ci piace”, dice, chiedendo di non essere citato, un esponente del governo pentastellato al termine dell’assemblea congiunta dei parlamentari M5s.
Conte potrebbe anche decidere di non rassegnare immediatamente le dimissioni appena terminata l’informativa in Aula e, piuttosto, attendere le conclusioni del dibattito parlamentare. Ci potrebbe, inoltre, essere il preannunciato colpo di teatro di Matteo Salvini. In ogni caso, la fine della legislatura sembra segnata.
Anche perché, ad oggi, l’unico modo, per nulla scontato, per evitare il divorzio ufficiale tra Lega e Movimento, sarebbe quello di un passo indietro del leader del Carroccio dalla squadra di governo, a favore di un leghista considerato ancora affidabile da parte del movimento. Tentazione che in via Bellerio smentiscono con forza, nonostante i mal di pancia di chi non perdona al capitano lo strappo d’agosto.
Svanite nel fine settimana le speranze degli sherpa gialloverdi di ricucire l’alleanza, dopo l’apertura di Beppe Grillo al Pd riprendono quota le trattative anche sul fronte di un possibile esecutivo Dem-M5s a guida Fico o Zingaretti.
Il boccino dunque è nelle mani di Conte che avrebbe pronto un discorso molto duro, per inchiodare Salvini alle sue contraddizioni e lanciare un amo verso le opposizioni. Subito dopo il ruolo da protagonista passerà al Capo dello Stato, unico titolato a indicare una via d’uscita. Sia che si tratti del ritorno alle urne, sia che si apra il cantiere per la formazione di un’altra maggioranza.