LE INDAGINI
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Le indagini vanno avanti. La procura di Genova, che ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo plurimo, disastro colposo e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti, ha fissato il numero: gli indagati sono 73, tra persone fisiche e società. Tra loro, i vertici di Aspi, Spea, funzionari del ministero e del provveditorato alle opere pubbliche. Due gli incidenti probatori: per valutare le condizioni della struttura prima del crollo e per capirne le cause. La tragedia si poteva scongiurare. Innanzitutto c’è la rabbia del comitato dei familiari delle vittime: “Abbiamo la possibilità di esprimere il nostro dissenso per il fatto che Autostrade continui ad avere le concessioni”, ha detto Nadia Possetti. Ed emerge che il Ponte Morandi ha iniziato a deformarsi in modo significativo dal 2015, e negli ultimi mesi il movimento è aumentato, dicono le risultanze di uno studio Nasa del Jet propulsion laboratory di Pasadena, inviato in procura. “È stato scoperto il precursore deformativo del Morandi – ha spiegato Carlo Terranova, geologo del ministero dell’Ambiente che ha preso parte al gruppo di lavoro -. Elaborando le immagini del satellite con una metodologia in grado di cogliere gli spostamenti della struttura, la Nasa ha studiato l’evoluzione del ponte e concluso che, se quei dati fossero stati elaborati e sfruttati per lanciare un alert, il disastro si sarebbe forse potuto evitare”. Da ormai un anno si discute di stralli in malora e di manutenzione carente. E gli italiani affrontano i vecchi cavalcavia con un pizzico di angoscia. Genova oggi si ferma per ricordare quella tragedia. Alle 11.36 ci sarà un minuto di silenzio. Le chiese faranno rintoccare le campane a lutto e le navi nel porto azioneranno le sirene. Nella memoria collettiva resterà l’immagine di quel camioncino, fermo a pochi metri dall’abisso, sul troncone Ovest. L’autista, qualche giorno fa, ha raccontato: “Ho vissuto un incubo, ma ora basta. Mi fermano per la strada, mi fotografano. Voglio tornare a vivere”. Tutta Genova, custodendo il ricordo e pretendendo verità e giustizia per le vittime, vuole tornare a guardare avanti.