MILANO – L’economia italiana è una balena spiaggiata. Nel corso del 2018, le aziende industriali e dei servizi sono cresciute pochissimo e hanno visto crollare il giro d’affari legato alle esportazioni, cavallo di battaglia dei distretti più dinamici. Non hanno saputo creare ricchezza e soltanto le società a controllo pubblico sono riuscite ad avere risultati sopra a media. Inoltre, le imprese continuano a investire poco e i bilanci sono stati salvati solo dalle minori tasse pagate.
Non è certo esaltante il quadro che emerge dal rapporto pubblicato dall’Ufficio studi di Mediobanca e che prende in considerazione – come ogni anno – oltre duemila imprese industriali e dei servizi. E’ un quadro rappresentativo della totalità delle aziende italiane con oltre 500 dipendenti e il 20 per cento di quelle di medie dimensioni manifatturiere (tra 50 e 499 dipndenti). Inoltre, il campione vale il 49% del fatturato industriale complessivo, il 51% del manifatturiero, il 37% dei trasporti e il 43% della distribuzione al dettaglio.
La frenata del fatturato. Se è vero che le aziende, nel loro complesso, hanno aumentato il fatturato nel corso del 2018, è altrettanto vero che lo hanno fatto con una clamorosa frenata: il giro d’affari è salito del 3%, ma contro il +5,7% del 2017. Non solo: l’anno scorso si sono impantanate anche le esportazioni, con un divario notevole rispetto ai dodici mesi precedenti. L’export è salito solo del 2,4% contro il 7,1% del dato precedente. Così, fatto mai avvenuto nel decennio, le vendite sul mercato interno (+3,4%) sono andate meglio delle vendite nei paesi esteri. Il rallentamento dell’export ha toccato la maggior parte dei settori, 21 su 31 (erano solo 9 su 31 nel 2017).
Si difende il settore pubblico. A sostenere l’economia italiana ci ha pensato il settore pubblico. Le aziende controllate dallo Stato e dai Comuni sono cresciute più della media (+5,7%), a livello dell’anno precedente (quando il dato era del 6,3%). Gli ultimi due anni hanno fatto segnare per le aziende pubbliche una vera inversione di tendenza, visto che il fatturato era sceso sempre negli anni tra il 2013 e il 2016. La frenata è stata molto più elevata nelle imprese private (crescita al 2,4%).
Manifattura in crisi? Secondo lo studio Mediobanca, arrivano segnali discordanti per la manifattura. Complessivamente, il fatturato è salito dell’1,6%, quinto anno in crescita. Vanno bene le medie imprese (+4,1%) e le medio grandi (+3,7%), ma sono in crisi le grandi imprrse del settore: il giro d’affari è sceso del 2,4%, interrompendo nel 2018 un quinquennio di continui incrementi.
Non si produce nuova ricchezza. La ridotta crescita del giro di affari complessivo non riesce a garantire la creazione di nuova ricchezza. In pratica, non c’è valore aggiunto da parte delle imprese. Anzi, il dato del 2018 parla di stagnazione ed è pari a -0,1%. Anche in questo caso, l’unica eccezzione arriva dalle imprese a controllo pubblico, dove il valore aggiunto è salito dello 0,8%. “La performance deludente della manifattura – si legge nel rapporto Mediobanca – dipende integralmente dalle sue imprese maggiori (-7,8%)”, poiché le medio-grandi hanno aumentato il valore aggiunto nel 2018 (+3%) e ancor meglio hanno fatto le medie imprese (+4,4%).
Salvati da fisco e dividendo. La stasi del valore aggiunto non ha impedito alle imprese italiane di chiudere con utili in crescita del 10,6% sul 2017. Il merito va ai dividendi incassati, in crescita nel 2018 del 30%, grazie soprattutto alle imprese estere da cui è arrivato circa il 75% del totale. Da non sottovalutare il contributo del “tax rate” che nel 2018 è stato pari al 19,7%, in calo del 7% dal 21,2% del 2017 e del 28% dal 27,5% del 2013.
Le imprese non investono, nonostante la liquidità. Al palo anche gli investimenti: -0,1% sul 2017. Rispetto al loro livello del 2009, sono calati in media del 4,7%. Le imprese pubbliche li hanno abbattuti del 10,8% dal 2009, ma negli ultimi due anni sono in ripresa (+5,5% nel 2018). Meglio la manifattura: dal 2009 li ha mediamente aumentati del 5,8%, salvo azzerarsi nel 2018. Eppure le risorse non mancherebbero: “Le disponibilità liquide – scrive Mediobanca – in pancia alle 2095 imprese sono aumentate dell’81,7% dal 2009 e ammontano nel 2018 a 77,2 miliardi, a fronte di investimenti a valori correnti stabili nel decennio e pari nel 2018 a 29,7 miliardi”.
In pratica, i difetti delle imprese italiane sono sempre gli stessi e tendono a tarscinarsi anno dopo anno.