AVEVA 76 ANNI
di Davide Colombo
8 agosto 2019
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Fabrizio Saccomanni, presidente di UniCredit ed ex ministro dell’Economia del governo Letta, è morto all’età di 76 anni.
Nato a Roma nel novembre 1942, Saccomanni ha trascorso la maggior parte della sua vita in Banca d’Italia, dove entrò nel 1967, a 25 anni, dopo la laurea in Economia e Commercio all’Università Bocconi di Milano e i corsi di perfezionamento in economia monetaria e internazionale presso la Princeton University, nel New Jersey. Tutta interna a palazzo Koch la lunga carriera che lo ha portato fino all’incarico di Direttore generale, dal 2006 al 2013. Poi la chiamata della politica, come ministro dell’Economia del governo guidato da Enrico Letta.
Solo ieri, 7 agosto, Saccomanni aveva partecipato a Milano alla presentazione del bilancio semestrale di UniCredit insieme all’amministratore delegato Jean Pierre Mustier. La sua è stata dunque una morte improvvisa, avvenuta per un malore mentre era appena arrivato in Sardegna per le vancanze estive. Saccomanni era diventato presidente di UniCredit nell’aprile 2018, mentre dall’aprile 2013 al febbraio 2014 aveva ricoperto l’incarico di ministro dell’Economia nella breve esperienza del governo guidato da Enrico Letta.
Nella sua carriera di banchiere centrale Saccomani ha maturato una grande esperienza internazionale, ricoprendo incarichi presso il Fondo monetario internazionale, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, la Banca dei regolamenti internazionali, la Banca centrale europea. Ha insegnato alla Luiss di Roma, alla London School of Economics e alla Paris School of International Affairs a SciencesPo. Dal giugno 2017 era membro del G20 Eminent Persons Group on Global Financial Governance.
Nel suo ultimo libro “Le crepe del sistema” edito l’anno scorso dal Mulino, Saccomanni ha offerto una puntuale analisi dell’eredità della Grande crisi scoppiata nel 2008. Una crisi dalla quale il nostro Paese ancora stenta a uscire. Nette le conclusioni dell’ex banchiere centrale che, da pochi mesi, era tornato in una banca privata, l’UniCredit, con il ruolo di presidente. Le contromisure adottate dai governi – ha scritto nel suo libro – sono state nel complesso inefficaci. Si è evitata l’implosione del sistema finanziario, ma si sono sottovalutate sia la natura strutturale della crisi, sia le gravi conseguenze sociali e politiche che essa avrebbe provocato. Si sono date risposte tardive, parziali, non coordinate a livello internazionale, mentre si è aperta la strada al protezionismo commerciale e finanziario, svilendo il ruolo e le funzioni delle istituzioni della cooperazione multilaterale.