Xavier Jacobelli
sabato 5 novembre 2016 09:37
CASTELLAMMARE DI STABIA – Appena entri nel Nido delle Vespe, capisci perché siano clamorosamente in testa al campionato di Lega Pro, girone C, girone di ferro. Lo capisci dall’aria che tira, dall’espressione dei signori che ti si parano davanti con un sorriso mai affettato e un’evidente identità di vedute. Un sorriso che non nasce solo dalla soddisfazione di essere la capolista, anche se Lecce, Foggia e Matera la guatano ad un solo punto di distanza. La verità è che a Castellammare di Stabia le Vespe pungono anche a novembre e pungono perché non si fermano mai. Nell’Arte di conoscere se stessi, a proposito di egoismo e altruismo, Marco Aurelio annotava: «Ciò che non giova all’alveare non giova neppure alle api». Ora, se è vero che le api e le vespe si cibano degli stessi fiori, ma non producono lo stesso miele, è verissimo che mai, come quando racconti la storia della Juve Stabia, scopri quanto conti il gioco di squadra. In senso letterale.
TUTTI STABIESI – Il Nido delle Vespe è lo stadio Romeo Menti, eroe del Grande Torino, ala destra di straordinario valore, scomparso a Superga il 4 maggio del 1949 insieme con la squadra degli Invincibili. Nell’85, quando, dopo un anno di lavoro, l’impianto venne inaugurato, furono i tifosi stabiesi a chiedere e a ottenere l’intitolazione al giocatore granata. I tfosi hanno la memoria lunga. Nella stagione 1944–1945 Menti giocò nello Stabia, vincendo il campionato campano e laureandosi campione dell’Italia liberata grazie al 3-3 con il Napoli. Sinora, la Federcalcio non ha attribuito nessun riconoscimento sportivo allo Stabia, ma la gente di Castellammare ha reso eterno il ricordo di Menti.
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