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Borse in rosso, vendite sulle banche. Sfuma l’effetto positivo del petrolio

Ago 19, 2016

MILANO – I mercati azionari vivono all’insegna della debolezza l’attesa per le prossime mosse della Federal Reserve e le banche – come spesso accade – piegano in rosso i listini europei, tra i quali Piazza Affari indossa la maglia nera. Milano chiude una giornata vissuta interamente sotto la linea di galleggiamento con un calo del 2,18%, Francoforte perde lo 0,55%, Parigi lo 0,82% e Londra tiene meglio a -0,15%. Anche Wall Street tratta debole: quando terminano gli scambi del Vecchio continente, il Dow Jones e lo S&P500 perdono lo 0,2%, mentre il Nasdaq riesce a recuperare la parità.

A Piazza Affari, pur tra scambi flebili, il settore finanziario finisce dietro la lavagna con l’indice delle banche in rosso di oltre quattro punti percentuali: Unipol, Banco Popolare e Bpm sono tra i titoli più venduti, ai quali nel corso della giornata si affiancano anche i big Intesa Sanpaolo e Unicredit. Osservata speciale Mps: la Procura indaga su Fabrizio Viola e Alessandro Profumo per falso in bilancio, ma per la banca è un “atto dovuto”. Soltanto ieri, la Bce ha ricordato attraverso la pubblicazione dei suoi verbali che la debolezza del sistema del credito – in particolare con l’alta presenza di crediti deteriorati come in Itaia – è un fattore di debolezza che riemerge a ogni ventata dei mercati. Realizzi su Telecom, dopo la recente corsa e sulla prospettiva di un coinvolgimento nella partita tra Vivendi e Mediaset per rilevare una quota di minoranza di Premium. Il comparto auto è un altro ad andare in difficoltà, ma a livello esteso a tutta Europa.

A poco serve il recupero del petrolio andato in scena nelle ultime giornate, che ha riportato il barile in orbita 50 dollari con il Brent europeo e a 48 dollari con il Wti americano. Quest’ultimo, nota Bloomberg, è ufficialmente entrato in una fase da “toro”, con un recupero del 16% nelle ultime sei sedute. Le materie prime hanno generalmente beneficiato del calo del dollaro, che ha perso terreno in scia ai verbali attendisti pubblicati dalla Fed, interpretati nelle sale operative come un rinvio del momento buono per il prossimo rialzo del costo del denaro. Anche tra le grandi potenze produttrici di greggio qualcosa si muove: sia la Russia che l’Arabia Saudita hanno aperto a possibili accordi per cercare di congelare la produzione, dopo il nulla di fatto nelle riunioni di inizio anno. Oggi le quotazioni dell’oro nero si sono stabilizzate con il Wti che tratta, alla chiusura dei mercati europei, a 48,1 dollari e il Brent in area 50,5 dollari.

Borse in rosso, vendite sulle banche. Sfuma l'effetto positivo del petrolio

L’andamento del petrolio da inizio anno

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Lo spread tra Btp e Bund tedesco a dieci anni è in leggero ampliamento a 117,5 punti base, con il rendimento del decennale italiano che si porta all’1,12% in chiusura di giornata. L’euro chiude in calo ma resta sopra quota 1,13 dollari, a 1,1316 dollari e 113,05 yen. La sterlina torna a perdere terreno: è scivolata a 1,3 dollari (1,3156 ieri in chiusura) con i rumors sui tempi della Brexit: secondo le ultime voci il Regno Unito vorrebbe confermare la previsione di invocare l’articolo 50 (quello che consente agli stati membri di avviare i negoziati per l’uscita dalla ue) nella prima metà del 2017.

L’agenda macroeconomica è scarica nell’ultima giornata dell’ottava: in Europa si segnalano i prezzi alla produzione tedeschi, che a luglio hanno segnato un rialzo mensile dello 0,2%, mentre su base annuo il calo si è attestato al 2%. Eurostat comunica poi che la bilancia dei pagamenti della Ue ha segnato a giugno un avanzo di 13,1 miliardi di euro, in crescita sia rispetto ai 12,4 miliardi di maggio che rispetto ai 9,9 del giugno precedente. E’ invece di ieri sera la scelta dell’agenzia Moody’s di rivedere al ribasso il Pil americano per il 2016, a +1,7% dal +2% stimato in precedenza. Invariata a +2,3% la stima di crescita per il 2017. Nonostante questo segnale di debolezza, per gli esperti del rating è possibile un rialzo dei tassi Fed entro fine anno. Anche il governatore della Fed di San Francisco, Williams, si è aggiunto, ieri sul finale di seduta, al coro di chi chiede un rialzo dei tassi di interesse già a settembre.

In mattinata la Borsa di Tokyo ha chiuso in cauto rialzo, sostenuta dalla buona tenuta di Wall Street e dalla ripresa del greggio che hanno compensato uno yen, che pur leggermente indebolito, continua a pesare sul morale degli investitori. Al termine delle contrattazioni l’indice Nikkei dei titoli guida ha segnato +0,36% a 16.545,82 punti. Shanghai ha guadagnato lo 0,1%. Giornata volatile anche per i metalli preziosi e in particolare per l’oro che, complice l’andamento del dollaro ha toccato minimi sotto la soglia dei 1.340 dollari all’oncia, per poi portarsi a 1.343 dollari alla chiusura delle Borse europee.

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