MILANO – La riduzione delle aliquote Irpef da cinque a tre, tra le ipotesi al vaglio del governo in alternativa alla cosiddetta flat tax, avrebbe un beneficio solo per pochi lavoratori dipendenti e pensionati: a 30.000 euro di reddito il beneficio sarebbe di 41 euro mensili, a 20.000 di solo 15 euro. Un supersconto, di oltre 3.000 euro, si avrebbe solo con redditi superiori a 100.000 euro, che riguardano l’1,18% dei dipendenti e pensionati. A fare i conti è uno studio della Uil. “La simulazione dimostra – è scritto nel rapporto – che per oltre 16,7 milioni di lavoratori, il 76,87% del totale, l’impatto sarebbe nullo o minimo”.
Lo studio della Uil ha confrontato l’ipotesi di una revisione dell’Irpef per i soli redditi da lavoro dipendente e assimilati con una riduzione a 3 del numero delle aliquote: 23% per lo “scaglione” di reddito compreso tra i 10.000 € e i 28.000 euro; 37% per lo “scaglione” di reddito compreso tra i 28.000 e i 100.000 euro; 42% per lo “scaglione” di reddito superiore ai 100.000 euro.
L’elaborazione mostra che con la sola riduzione dell’Irpef a 3 aliquote non si genera alcun impatto per i redditi fino a 15.000 euro lordi annui, che caratterizza il 18,91% di pensionati e lavoratori dipendenti, in totale 4,1 milioni di persone.
Pochi benefici, invece, per la fascia tra i 15mila e i 29mila euro di reddito, che rappresenta il 57,96% dei contribuenti con redditi da lavoro dipendente e da pensione. Su questa fascia, che contiene 12,6 milioni di dipendenti, la riduzione è contenuta. A 20mila euro l’anno le tasse calano da 4.800 e 4.600 euro l’anno, in pratica di 200 euro l’anno, 15 al mese. A 25 mila euro le tasse scendono di 400 euro l’anno, a 30 mila di 540 euro l’anno, che diventano 41 euro di alleggerimento al mese considerando le 13 mensilità contrattuali.
Superata questa soglia i redditi diventano più alti e il numero di dipendenti e pensionati cala. Tra i 29 mila e i 100mila euro di redditi ci sono 4,7 milioni di dipendenti e pensionati (il 21,89% del totale). Per loro lo sconto passa progressivamente da 590 euro (a quota 35.000 euro di reddito) a 1.890 euro l’anno (sugli 80 mila euro).
Un alleggerimento consistente arriva invece per i redditi dei dipendenti e dei pensionati più ricchi, quelli sopra i 100mila euro. Si tratta quasi di mosche bianche: 258mila contribuenti, pari all’1,18% del totale dei dipendenti. Per loro lo sconto supera i 3.000 euro. Dai 3.090 euro di minori tasse per quelli che guadagnano 100mila euro, si sale ai 3.290 dei contribuenti a 120mila euro, per passare a 3.390 di quelli a 130mila euro, e toccare i 3.590 euro a quota 150.000 euro.
“È assolutamente necessario tagliare le tasse ai lavoratori dipendenti ed ai pensionati – afferma il segretario confederale della Uil Domenico Proietti – L’ipotesi circolata in questi giorni di una riforma dell’Irpef con tre aliquote produrrebbe, rispetto all’attuale sistema, una minima riduzione delle tasse ai lavoratori dipendenti. Dallo studio emerge chiaramente che la differenza tra l’attuale imposta e l’ipotetica Irpef a 3 aliquote sia a tutto vantaggio dei redditi più elevati. Per la Uil la via da seguire per ridurre le tasse ai lavoratori dipendenti e pensionati è agire sulle detrazioni specifiche”.