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Ci siamo. Il caldo è quello giusto. Condizionatori a palla, l’asfalto che si scioglie, il sole che ti cuoce. E ogni tanto un gran temporale che scatena l’inferno. È un perfetto clima da Tour de France, anche se a Bruxelles, la temperatura è più fresca, quello che saluta la partenza (sabato 6 luglio) della più celebre corsa a tappe del calendario ciclistico internazionale.
È la 106edizione, la centesima che assegna la maglia gialla al vincitore. Tre settimane di cuore e batticuore, con 21 tappe e 3480 km, che come vuole l’etichetta si concludono a Parigi sui Campi Elisi domenica 28 luglio.
Tre settimane nel ricordo di Eddy Merckx (111 maglie gialle in carriera, 5 Tour conquistati) al quale è dedicato anche il via della corsa da Bruxelles con la famiglia reale in prima fila nei festeggiamenti. In Belgio Merckx è un mito e il ciclismo è il primo sport nazionale. Vetrine addobbate, bandiere dovunque, biciclette e appassionati in tutte le strade della città.
Tutto secondo tradizione.
Come in Francia dove il Tour, a differenza che in Italia, è una istituzione nazionale che coinvolge tutto il Paese. Una festa mobile che porta milioni di persone ad aspettare l’arrivo dei corridori preceduti, festa nella festa, da una carovana pubblicitaria lunga una decina di chilometri. Ve ne accorgerete il 14 luglio, quando tutta la Francia, con il saluto del presidente Macron, festeggerà sulle strade del Tour la presa della Bastiglia.
Un miliardo di spettatori
Il Tour è un grande rito popolare, «televisto» in tutto il mondo. Un gigante superato solo dalle Olimpiadi e dai Mondiali di calcio. Più di un miliardo di persone lo seguirà in tv in almeno 200 paesi. Un rito che ha dei costi: per ospitare la partenza di una tappa un Comune francese paga oltre 100mila euro. Per ospitare un arrivo oltre 200mila. Quando si fa il confronto tra Tour e Giro d’Italia, bisogna anche considerare la geografia dei due paesi.
Anche se più suggestiva come paesaggi e contrasti, l’Italia è più stretta, meno adatta ad ospitare una corsa di tre settimane così imponente. In Francia è tutto più facile perchè le distanze sono molto più dilatate. La provincia francese, con la sua campagna infinita, è ideale per fare passare un enorme villaggio semovente come la Grande Boucle. Per fare un esempio, giornalisti e fotografi sono più di millecinquecento. Difficile trovare sale stampe adeguate. Migliaia gli addetti all’organizzazione e gli agenti attivati alla sicurezza. La carovana pubblicitaria, che precede i corridori in ogni tappa, deve partire almeno due ore prima della corsa. Un grandioso show con ragazze pon pon, spettacoli itineranti, milioni di gadget e cappellini distribuiti lungo il percorso. Anche i fatturati sono logicamente diversi: nel 2018 quello del Tour è stato di circa 160 milioni, per il Giro d’Italia bisogna scendere di più della metà.