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Dalla Mediterranea alla Diciotti: tutte le navi respinte da Salvini

Lug 5, 2019

migranti

Il no del ministro dell’Interno Matteo Salvini all’ingresso in acque italiane della nave dell’Ong Mediterranea è l’ultimo atto della politica dei porti chiusi. Fin dal suo insediamento al Viminale è partita la “guerra” alle navi delle Ong

di Andrea Gagliardi

5 luglio 2019


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4′ di lettura

«Se non dirigeranno verso Malta, è chiaro che sarà l’ennesimo atto di disobbedienza, violenza e pirateria: io non mollo!». L’avvertimento del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, all’equipaggio della nave Alex (battente bandiera italiana e noleggiata dall’Ong Mediterranea) dopo il salvataggio di 54 migranti in difficoltà in acque libiche, è solo l’ultimo atto della politica dei porti chiusi messa in campo dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, con il placet di fatto dell’alleato M5s.

Il caso Sea Watch

È diventato un caso internazionale la vicenda della nave Sea Watch 3, dopo che la comandante Carola Rackete, 31 anni, cittadina tedesca, è stata arrestata il 30 giugno dalle autorità italiane per essere entrata nel porto di Lampedusa violando il divieto d’ingresso nelle acque italiane e l’alt intimatogli dalla Guardia di Finanza. Sull’Italia sono piovute le critiche di Francia e Germania concordi nel rimarcare che «il salvataggio in mare non può essere criminalizzato», prima che il gip di Agrigento non convalidasse l’arresto della comandante. L’ingresso della Sea Watch nelle acque italiane ha fatto poi scattare per la prima volta contro una Ong le misure contenute nel decreto sicurezza bis (entrato in vigore il 15 giugno), fortemente voluto da Salvini proprio per contrastare l’attività delle navi umanitarie, con una multa di 16mila euro per comandante, armatore e proprietario della nave.

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La guerra di Salvini alle navi delle Ong

Fin dal suo insediamento al Viminale è partita la “guerra” del ministro Matteo Salvini alle navi delle Ong, dopo che già il suo predecessore Marco Minniti aveva avviato una stretta con “il codice di condotta” e minacciato di negare l’approdo alle navi non italiane. Ai primi del giugno 2018 il primo caso, la Aquarius di Sos Mediterranee e Medici senza frontiere, con 629 profughi a bordo. Dopo il veto allo sbarco posto da Salvini, la nave umanitaria è stata presa in carico dalla Spagna che ne ha autorizzato lo sbarco a Valencia. A fine giugno tocca alla Lifeline, dell’omonima Ong tedesca che, dopo una lunga odissea e le minacce di sequestro da parte dei ministri italiani, è sbarcaTA a Malta con 230 migranti soccorsi.

Open Arms al centro delle polemiche

A luglio la linea ‘porti chiusi’ non risparmia la motovedetta Diciotti della Guardia costiera che ha preso a bordo 67 persone salvate da un mercantile. La nave è restata a lungo in mare per il divieto di Salvini. E la situazione poi si è sbloccata – dopo il pressing per una soluzione anche del capo dello Stato Sergio Mattarella – con l’intervento del premier Giuseppe Conte. A fine luglio è stata invece la Open Arms ad essere al centro delle polemiche: il 7 agosto, dopo una settimana in mare con a bordo 87 migranti soccorsi davanti alla Libia, ha ricevuto il via libera da Madrid per approdare ad Algeciras dopo i rifiuti di Malta e Italia.

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