Traggo esempio dalla recente pubblicità della BMW che, con l’evidente scopo di incuriosire e coinvolgere il pubblico, formula la domanda “Come guideremo tra 100 anni?”.
Ovvio che ci si può raccontare qualsiasi cosa, giacché nessuno di noi sarà in grado di verificarlo o di lamentarsi per gli eventuali errori di previsione. Se un secolo fa, quando in Germania nacque la BMW (Bayerische Motoren Werke), avessero chiesto ai progettisti come si sarebbe guidato ai nostri giorni, ben difficilmente ci avrebbero azzeccato e quindi prendiamo con beneficio di inventario queste previsioni formulate “nel mezzo del cammin”. Tanto più che l’azienda nacque nel 1916 come Bayerische Flugzeugwerke, fabbrica di motori d’aereo con grandi commesse in funzione delle forniture all’aviazione militare tedesca impegnata nel Primo Conflitto Mondiale.
Finito questo nel modo che tutti sappiamo e con le sanzioni che a Versailles furono imposte agli sconfitti (in gran parte vessatorie, all’origine del conflitto mondiale successivo), tra cui l’abbandono delle velleità aeronautiche, la BMW si dedicò alla fabbricazione di motori da motocicletta e solo nel 1928 iniziò la produzione di vetture.
Per tornare ai nostri giorni, dove si fanno previsioni per il 2116, è evidente che la Casa bavarese intende comunque precisare che sulle sue vetture l’uomo sarà sempre protagonista. La cosiddetta “guida autonoma o automatica” cui sembra che molti costruttori automobilistici intendano indirizzarsi, in casa BMW non arriverà mai ad estraniare il guidatore, impedendo di coinvolgerlo nell’atto dinamico di condurre personalmente il veicolo. Egli potrà sempre optare tra la guida attiva (con tanto di volante e pedali) e quella automatica, rilassante; ma sarà lui a deciderlo.
Peraltro è di questi giorni la notizia che la Apple rinuncerebbe all’idea di produrre la sua auto a guida automatica “Titan” senza tuttavia abbandonare gli studi del relativo software allo scopo di venderlo convenientemente a terzi. Il modello futuribile BMW VISION NEXT 100 “Concept Car”per il 2116, oggi presentato, non ci appare straordinariamente rivoluzionario, abituati come siamo alla “realtà virtuale” degli spettacoli cinematografici di fantascienza ricchi di “effetti speciali”.
Anzi, molti si chiederanno se non è più logico pensare a futuri trasferimenti “in volo” ad altissima velocità, come fa Superman dal 1938. Niente a che vedere a proposito della VISION NEXT 100 (che rimane saldamente con le ruote per terra) con le previsioni fantascientifiche, ben più azzardate, contenute nei romanzi di Jules Verne che nel 1865, quando ci si trasferiva a cavallo, si inventò un viaggio “Dalla Terra alla Luna” e “Attorno alla Luna”, con tanto di tre astronauti, razzo e retrorazzi, circumnavigazione del satellite, partenza in dicembre dalla Florida e ritorno ammarando nell’oceano Pacifico.
Se andiamo a vedere la cronaca dell’avventura dell’”Apollo 8” del 1968, seconda per importanza solo all’allunaggio dell’”Apollo 11” del 1969, vi troveremo ben più di una previsione azzeccata: Verne sì che, con 100 anni di anticipo, aveva visto giusto.
Come i personaggi nati dalla fantasia dello scrittore francese (Barbicane, Ardan e Nicholl) i tre astronauti americani Frank Borman, JimLovell e William Anders furono i primi esseri umani a vedere la faccia nascosta della Luna. E con tutto questo al “povero” Verne (una vita infelice, specialmente alla fine e sfuggì pure ad un tentativo di omicidio) sono stati dedicati “solamente” un cratere lunare e un asteroide.