SpaceX è vicina a chiudere le indagini sull’incidente che il 1 settembre ha distrutto un razzo Falcon 9 sulla piattaforma di lancio a Cape Canaveral. L’azienda ha diramato una nota stampa in cui precisa di non avere ancora identificato la “causa principale esatta” dell’incidente – che ricordiamo si è verificato durante il test di accensione – però è a buon punto.
Come vi avevamo spiegato, le indagini si erano da subito concentrate su una breccia nel serbatoio situato nello stadio superiore del razzo. Gli esperti hanno condotto numerosi test in Texas, durante i quali sono riusciti a ricreare il problema, probabilmente riconducibile a un COPV (Composite Overwrapped Pressure Vessels) collocato all’interno del serbatoio di ossigeno liquido.
In sostanza si tratta di un recipiente costituito da un sottile rivestimento, progettato per contenere un fluido in pressione, che in questo caso è l’elio. Durante i test i tecnici hanno causato un guasto a un COPV variando le condizioni di carico dell’elio, che sono influenzate dalla temperatura e dalla pressione.
Ecco il motivo per il quale l’azienda di Elon Musk sta adesso affinando il processo di carico dell’elio, per scongiurare il ripetersi di un incidente come quello del 1 settembre.
Se tutto fosse confermato i lanci potrebbero riprendere entro la fine dell’anno. Un problema di gestione dell’elio infatti è molto meno grave e facile da risolvere di un difetto di progettazione. Musk ha ammesso che questo incidente è stato “il fallimento più difficile e complesso che abbiamo affrontato in 14 anni” perché l’errore si è verificato durante una finestra temporale di soli 93 millisecondi. Inoltre la mancanza di una causa principale di immediata comprensione ha portato alla formulazione delle più disparate teorie, fra cui anche quelle complottiste.