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Lettera alla Ue, il governo in tilt – Quotidiano.net

Giu 1, 2019

Roma, 1 giugno 2019 – Governo sull’ottovolante, tra lospread che sale fino a quota 293 (con i titoli a breve termine a livelli quasi peggiori della Grecia), la nuova gelata Istat sul Pil, lo scontro grillini-leghisti sulla flat tax, il monito Bankitalia e, soprattutto, lo psicodramma nei palazzi del potere (con la preoccupata attenzione del Colle) sulla lettera di quattro pagine che il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha inviato ieri a Bruxelles per “rispondere” ai rilievi della Ue. Nella versione finale della missiva, il governo promette che la cosiddetta ‘tassa piatta’ non sarà in deficit e anticipa “un programma complessivo di revisione della spesa corrente comprimibile e delle entrate, anche non tributarie”.

Poco prima di mezzanotte la Commissione europea batte un colpo: ricevuta. Ma la lettera è stata al centro di un ‘giallo’ nel corso della giornata, a causa di una bozza circolata nelle prime ore del pomeriggio che prefigurava tagli al welfare che hanno fatto andare su tutte le furie Luigi Di Maio. Quel passaggio ha costretto lo stesso Tria, di nuovo sull’orlo delle dimissioni secondo indiscrezioni, e un infuriato premier Giuseppe Conte alla marcia indietro per spegnere l’ennesima ‘bomba’ per l’esecutivo. Per dare l’idea del clima, sulla “fuga di notizia” Palazzo Chigi fa sapere che si ricorrerà anche alla via giudiziaria contro la diffusione di testi fake che “possono avere ricadute negative sui mercati”. I grillini, al grido di “macelleria sociale” non volevano vedere scritto sulla lettera la frase “tagli al welfare”, tanto più se per finanziare la flat tax. Di Maio era sbottato: “Non ne sappiamo nulla, la lettera non è stata condivisa con noi. Non tagliamo le spese sociali”. E aveva chiesto un vertice con Lega, Conte e Tria. Anche il viceministo all’Economia Laura Castelli (M5S) aveva confermato che “la bozza della lettera e quel passaggio sui tagli al welfare c’erano”. Ma cosa c’era scritto nella versione originaria della lettera? Nel testo trapelato dal Tesoro per via parlamentare si prevedeva la riduzione delle “proiezioni di spesa per le nuove politiche di welfare tra 2020 e 2022”.

In sostanza: taglio di risorse per il reddito di cittadinanza e, in parte, anche per la quota 100. Scatta l’allarme rosso tra Palazzo Chigi e Via XX Settembre. Colloqui, incontri riservati, minacce di dimissioni di Tria, poi rientrate. E, alla fine, dall’Economia arriva la smentita sul testo circolato e poi l’intervento del premier. In serata la soluzione della partita sembrava ancora in alto mare. Poi, l’annuncio tramite agenzie: la lettera, accompagnata da un documento di 58 pagine sui fattori rilevanti che influenzano l’andamento del debito pubblico è ‘partita’. “Concordiamo – scrive Tria – circa la necessità di conseguire un avanzo primario di bilancio più elevato, per riportare il rapporto debito-Pil su un percorso chiaramente discendente”. Si fa riferimento allo “spirito di collaborazione che ha consentito di raggiungere l’accordo dello scorso dicembre” e a un nuovo approccio “prudente”. Ma i tagli al welfare sono spariti: si parla genericamente di risparmi delle misure simbolo già evidenziate nei primi mesi del 2019. Inoltre, si sottolinea che l’aumento dell’Iva nel 2020 sarà evitato con misure alternative (pur senza specificarle). La strada per scongiurare la procedura di Bruxelles è ancora in salita.

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