Relazioni pericolose
Il lavoro degli inquirenti partito dalle relazioni troppo strette fra Palamara, che stato anche presidente dell’Associazione nazionale magistrati, e l’imprenditore Fabrizio Centofanti, arrestato nel febbraio 2018 insieme agli avvocati siciliani Pietro Amara e Giuseppe Calafiore in un’indagine collegata fra le Procure di Roma e Messina. Palamara era amico di Centofanti, e la Guardia di Finanza ha verificato viaggi, regali e rapporti proseguiti anche dopo una perquisizione subita dall’imprenditore nel 2017. In seguito l’avvocato Calafiore ha fatto dichiarazioni trasmesse a Perugia, dove si giudicano i magistrati romani. Durante questa inchiesta sono venuti alla luce incontri dello stesso Palamara con politici e magistrati che sarebbero serviti a gestire la partita per portare alla guida della Procura romana l’attuale procuratore generale di Firenze Marcello Viola, aderente a Magistratura indipendente, indicato una settimana fa dalla commissione incarichi direttivi. Secondo la trama ipotizzata, Palamara — non pi componente del Csm ma rimasto un influente leader della corrente centrista di Unit per la costituzione — avrebbe dovuto in seguito far confluire su di lui anche i voti del proprio gruppo, decretandone la vittoria finale al plenum. In cambio dell’appoggio di Mi per la sua nomina a procuratore aggiunto, sempre a Roma. In questo contesto avrebbe ottenuto dall’altro collega indagato le notizie utili a screditare Pignatone e Ielo. Il procuratore e il suo aggiunto erano gi stati accusati dal pm Stefano Fava, in un esposto al Csm finito anche alla Procura di Perugia, di non essersi astenuti in procedimenti in cui i rispettivi fratelli avvocati avevano incarichi legali. C’ una pratica aperta, in istruttoria, ha spiegato ieri il presidente della prima commissione del Csm, il laico Alessio Lanzi.