In Italia WhatsApp potrebbe aver violato il Codice del Consumo, imponendo di fatto agli utenti di condividere i propri dati personali con Facebook, che è proprietaria della popolarissima app di messaggistica. Per questo l’Autorità Garante della Concorrenza e delMercato ha avviato due procedimenti istruttori.
In un comunicato dell’Antitrust si legge che “un primo procedimento è diretto ad accertare se la società americana abbia di fatto costretto gli utenti di WhatsApp Messenger ad accettare integralmente i nuovi Termini contrattuali, in particolare la condivisione dei propri dati personali con Facebook, facendo loro credere, con un messaggio visibile all’apertura dell’applicazione, che sarebbe stato, altrimenti, impossibile proseguire nell’uso dell’applicazione medesima. L’effetto di condizionamento sarebbe stato, peraltro, rafforzato dalla prespuntatura apposta sull’opzione Facebook in una schermata di secondo livello alla quale l’utente accedeva, dal messaggio principale, tramite apposito link”.
L’altro procedimento istruttorio è diretto ad accertare se siano vessatorie “alcune clausole inserite nei Termini di utilizzo di WhatsApp Messenger riguardanti, in particolare, la facoltà di modifiche unilaterali del contratto da parte della società, il diritto di recesso stabilito unicamente per il Professionista, le esclusioni e le limitazioni di responsabilità a suo favore, le interruzioni ingiustificate del servizio, la scelta del Foro competente sulle controversie che, ad oggi, è stabilito esclusivamente presso Tribunali statunitensi”.
Va ricordato che a settembre si era mosso anche il Garante per la Privacy, per gli stessi motivi, invitando WhatsApp e Facebook a fornire tutti gli elementi utili alla valutazione del caso. Intanto se saranno accertati gli illeciti ipotizzati dall’Antitrust, il Codacons avvierà una class actioncontroWhatsApp, tesa a far ottenere agli utenti italiani il risarcimento per la lesione dei diritti dei consumatori.
“Se l’Autorità accerterà la violazione delle normative vigenti in fatto di gestione dei dati personali e la vessatorietà di alcune clausole inserite nei Termini di utilizzo di WhatsApp Messenger, sarebbe evidente la lesione dei diritti dei consumatori che utilizzano il servizio – spiega il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – ciò aprirebbe la strada ad una possibile class action del Codacons, tesa a far ottenere agli utenti che hanno installato WhatsApp il risarcimento del danno subito, nelle opportune sedi legali”.