Chiamale, se vuoi, emozioni. Come Lucio Battisti, per farci fuggire dalla noia, l’Inter s’inventa qualche emozione forte, qualche colpo di scena che la faccia precipitare in un nuovo sconvolgente abisso Non le bastava un ordinario tran tran di fine campionato, con un paio di quelle partite di congedo che servono a ricompattare l’ambiente. Con i bambini che applaudono i loro beniamini, i genitori finalmente felici e gli ultras, finalmente sedati, che fanno pace perfino con Icardi e consorte. No, grazie, troppo banale. Troppo scontato. Son capaci tutti. Il lieto fine non s’addice a una squadra che ama lo spogliatoio rovente, le intemerate di Spalletti, la frenata in extremis prima dello schianto.
E cos eccolo qua, questo nuovo schianto. Servito su un piatto d’argento. Quattro sberle dal Napoli in una sera senza pathos, un Napoli oltretutto che, sazio del suo secondo posto, ha ben poco ancora da dimostrare. Eppure l’Inter ci riesce. Un capolavoro mediatico che riesce ruba la scena pure alla festa della Juventus, all’addio di Barzagli e di Allegri. Direte: ma perch? Ma perch tanta pazzia? Perch trovarsi a rischiare la Champions fino all’ultima giornata contro l’Empoli? Non c’ risposta. un fatto genetico. Come chiedere a Salvini di restare almeno un giorno all’anno al Viminale, oppure al ministro Toninelli di vedere la luce in fondo al tunnel. Niente, la luce non c’. Chi invece vede la luce Max Allegri. Che finalmente, dopo cinque scudetti consecutivi e svariati trofei, ora non si sentir pi dire che deve far Spettacolo. A quello, tranquilli, ci penser l’Inter.
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