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Permessi di soggiorno, Italia a quota 179mila nel 2015. Palazzo Spada: no alla sovrattassa

Ott 27, 2016

Con quasi 179mila nuovi permessi di soggiorno rilasciati nel 2015, in prevalenza a marocchini, albanesi e cinesi, l’Italia al sesto posto (6,9%) nella classifica dei permessi di residenza (per lavoro, ricongiungimento, studio o altro), riconosciuti a cittadini extra Ue dai paesi europei. A precederci, nell’anno che segna il record dei nuovi ingressi per l’Ue (2,6 mln, +12,1% sul 2014, il dato pi alto da quando nel 2008 iniziato il monitoraggio statistico) sono paesi come il Regno Unito (633mila, il 24,3%) e Polonia (541mila, il 20,8%), seguiti da Francia (226mila, l’8,7%), Germania (194mila, il 7,5%). Sono questi i dati, appena diffusi da Eurostat, che fanno da cornice allo stop definitivo del Consiglio di Stato al decreto del ministero dell’Economia che dal 2011 fissava le tariffe per il contributo – variabile da 80 a 200 euro – su rilasci e rinnovi dei permessi di soggiorno.

Il richiamo alla giurisprudenza della Corte di giustizia Ue

La sentenza, decisa il 13 settembre scorso e lunga ben 68 pagine, conferma la pronuncia di annullamento del Dm Economia disposto nel maggio scorso dal Tar del Lazio su ricorso di Cgil e Istituto nazionale confederale di assistenza (Inca). Nel ripercorrere la lunga storia del tributo sui permessi di soggiorno i giudici ricordano in particolare la bocciatura della normativa italiana, nel settembre del 2015, da parte della Corte di giustizia Ue. A provocare la censura europea era stato l’intero sistema di tipo “contributivo” dei permessi di soggiorno italiani, che finora metteva insieme contributi una tantum variabili fino a 200 euro e oneri fissi (pari a 73 euro) per il rilascio e il rinnovo di ogni singolo titolo di soggiorno. Per i giudici del Lussemburgo, citati dal Consiglio di Stato, un sistema punitivo e disincentivante per gli stranieri in contrasto con le le norme Ue, sono contro a normative controverse come quella italiana che impone ai cittadini di paesi terzi che chiedono il pagamento di un contributo sproporzionato rispetto alla finalit perseguita e atto a creare un ostacolo all’esercizio dei diritti conferiti dalle direttive Ue ai lungosoggiornanti.

Cgil-Inca: ora stop a contributo aggiuntivo, Pa dovr adeguarsi

A promuovere la causa amministrativa che ha portato al pronunciamento di palazzo Spada sono stati i legali di Inca Cgil, oggi particolarmente soddisfatti per il pieno ripristino delle decisioni del Tribunale amministrativo sia sul costo del permesso di soggiorno per lungosoggiornanti, sia per i permessi di soggiorno di breve durata: la Pubblica amministrazione dovr adeguarsi alla sentenza e l’ulteriore contributo non si pagher pi. Nella nota si spiega poi che il Consiglio di Stato suggerisce alle Amministrazioni, secondo loro discrezione e compatibilmente con le normative esistenti, di trovare modo di rimborsare agli interessati le somme versate in eccedenza rispetto al dovuto. “Siamo partiti da soli – concludono Cgil e Inca – nel disinteresse e nello scetticismo generale, ci abbiamo sempre creduto e abbiamo perseverato in tutti i gradi di giudizio. Questo risultato frutto della nostra caparbiet nel rivendicare i diritti dei lavoratori e dei migranti.

Paglia (SI): governo trovi il modo di rimborsare chi ha gi pagato

Plaude alla sentenza della III sezione di Palazzo Spada anche il deputato Giovanni Paglia (Sinistra Italiana). La sovrattassa per il permesso di soggiorno, spiega, pari a sette volte la somma a carico di un cittadino italiano per la carta d’identit. La pronuncia della giustizia amministrativa ripristina un principio di giustizia e un minimo di equit. Ora la sovrattassa andr notevolmente abbassata, se non tolta del tutto, e il governo dovr trovare il modo di rimborsare i migranti che l’hanno gi pagata.

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