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Da Bologna l’appello del liceo Copernico per la prof sospesa: “Bussetti revochi il provvedimento”

Mag 18, 2019

BOLOGNA – Le hanno raccolte in due giorni, senza pensarci un attimo: ottanta firme, e forse lunedì saranno ancora di più, a sostegno l’insegnante di Palermo sospesa per quindici giorni per omesso controllo su una ricerca dei suoi studenti in cui si tracciava un parallelo fra le leggi razziali del 1938 e il decreto sicurezza e immigrazione del 2018. “Ci sembra un provvedimento abnorme, dettato dalla volontà di normalizzare l’attività scolastica adattandola agli interessi e all’ideologia delle forze politiche attualmente al governo del Paese”, scrivono i docenti del liceo Copernico, gli stessi che hanno subito gli attacchi della Lega e della destra quando si sono ribellati, con un appello che annunciava lezioni in classe, al caso Sea Watch – oggi di nuovo all’ordine del giorno – e ai morti nel Mediterraneo.

Questo caso ha scosso il mondo della scuola e gli insegnanti bolognesi non sono rimasti indifferenti: chi firma appelli in rete e chi, come al Copernico, ha deciso per una raccolta di firme e una presa di posizione pubblica.

“Non entriamo nel merito – scrivono i prof del liceo scientifico – dei contenuti del power point prodotto dagli studenti palermitani, che potrà anche contenere imprecisioni o generalizzazioni, se non per sottolineare che, se la gravità dei contenuti delle leggi razziali non è paragonabile a quella del recente decreto sicurezza, un’analogia è certo riscontrabile, come sottolineato da numerosi costituzionalisti di primo piano: il decreto 113 del 2018, infatti, introduce per la prima volta nel nostro ordinamento, in difformità ai principi costituzionali, un principio di cittadinanza differenziata fra gli italiani per nascita e gli stranieri che l’abbiano acquisita successivamente, per i quali é diventata revocabile”. Insomma, la storia insegna.

Sul caso gli insegnanti del Copernico chiedono al ministro all’Istruzione Marco Bussetti di intervenire con la revoca del provvedimento “in nome del principio di libertà di insegnamento, dell’autonomia degli istituti scolastici e del rispetto della giusta distanza fra le politiche del Governo e la complessità dei percorsi educativi che si svolgono ogni giorno, con la fatica derivante dalla scarsità di mezzi e risorse, all’interno delle scuole italiane”.

“Nel mondo della scuola c’è indignazione e rabbia su questo caso, ma anche la consapevolezza che così non si può più andare avanti – osserva Gabriella Fenocchio, docente di Lettere al Copernico in cattedra dall’87 – mai visto queste cose da quando insegno. Non si può fare propaganda, non politica nelle scuole: compito nostro è dialogare con gli studenti, formarli come cittadini. Il paradosso è che non ci viene riconosciuta importanza, ma poi veniamo colpiti quando svolgiamo il nostro ruolo”.


Le/gli insegnanti del Liceo Copernico di Bologna

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