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Tangenti e arresti in Lombardia con l’ombra della ‘ndrangheta: il governatore Fontana indagato per abuso d’ufficio – Repubblica.it

Mag 8, 2019

Un “sistema feudale”, “uno spettacolo disarmante”. Le carte dell’inchiesta piombata su Milano e sulla Lombardia in piena campagna elettorale disegnano un quadro che investigatori, procura e gip di Milano descrivono così. Ci sono stati 28 arresti – 16 in carcere, 12 ai domiciliari -, 15 misure come l’obbligo di firma o di dimora, 95 indagati in tutto. Tra gli indagati, ma per abuso d’ufficio, c’è anche il governatore Attilio Fontana. L’inchiesta che coinvolge politici, imprenditori e amministratori sulle tangenti in appalti pubblici e sui finanziamenti illeciti in cui si intrecciano più filoni, uno dei quali fa emergere rapporti di alcuni arrestati con la ‘Ndrangheta. Da ieri, dopo che sono state eseguite dai carabinieri di Monza e dalla guardia di finanza di Varese le ordinanze, in procura a Milano è iniziata la sfilata di dirigenti della Regione Lombardia: un’attività istruttoria che andrà avanti.

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Il governatore Fontana è indagato da ieri per abuso d’ufficio e potrebbe essere ascoltato già oggi dai pm: era stato lo stesso procuratore capo Francesco Greco, nel pomeriggio, a dire che il governatore lombardo Attilio Fontana, che in quel momento era “parte offesa” in una presunta istigazione alla corruzione, “sarà sentito prossimamente, non sappiamo ancora in quale veste. Non lo abbiamo interrogato prima – ha aggiunto – perché aspettavamo che venissero eseguire le misure cautelari”. E a breve inizieranno anche gli interrogatori di garanzia degli arrestati davanti al gip.

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Il quadro che emerge p quello di una “corruzione diffusa”, con un “grande burattinaio”, come scrive il gip Raffaella Mascarino, di “ampi e rilevantissimi settori di amministrazione pubblica” anche “in Regione Lombardia”: è l’ex coordinatore provinciale FI a Varese, Gioacchino Caianiello, già condannato per concussione ma che, secondo i pm Adriana Scudieri, Luigi Furno e Silvia Bonardi, coordinati dal procuratore aggiuntuo della Dda Alessandra Dolci, continuava a gestire il partito in quell’area. Ma un ruolo di spicco – tanto da essere stato arrestato con l’accusa di associazione a delinquere – lo avrebbe rivestito anche Pietro Tatarella, consigliere comunale milanese e candidato alle Europee di Forza Italia. Da ieri sospeso dagli incarichi di partito assieme a un altro arrestato (per lui la misura dei domiciliari), il sottosegretario azzurro in Regione Fabio Altitonante, al quale il governatore Fontana ha intanto sospeso le deleghe.

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I magistrati hanno chiesto alla Camera l’autorizzazione all’arresto anche per il deputato di FI Guido Sozzani. Caianello, secondo la ricostruzione della procura, sarebbe arrivato a farsi consegnare la “decima”, ossia il 10% degli emolumenti dagli “uomini chiave” inseriti negli enti pubblici, per pilotare con decine di migliaia di euro nomine e appalti milionari. Uno scenario da “allarme sociale”, con le tangenti che si intrecciano alle mire sull’area ex-Expo.

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Tatarella, invece, sarebbe stato a ‘libro paga’ dell’imprenditore del settore rifiuti e bonifiche Daniele D’Alfonso (che avrebbe dato lavoro agli uomini della cosca ndranghetista Molluso), della Ecol-Service, da cui avrebbe ottenuto 5mila euro al mese e viaggi e in cambio l’avrebbe favorito negli appalti dell’Amsa (nell’indagine l’appalto del ‘servizio neve’ 2017-2021 di Milano) e l’avrebbe introdotto in altri appalti a Varese e a Novara, dove sarebbe stato attivo il parlamentare Sozzani, accusato di aver ricevuto un finanziamento illecito di 10mila euro dall’imprenditore. Finanziamenti illeciti per le Politiche e le Regionali 2018 sarebbero arrivati poi – stando all’indagine ‘mensa dei poveri’ (così nelle intercettazioni il ristorante Berti, già emerso come ritrovo di politici in altre inchieste) – a Altitonante e Angelo Palumbo (FI) ma anche “al partito ‘Fratelli d’Italia”, che però si dice estraneo ai fatti. Sarebbe stato sempre Caianiello, inoltre, con il dg di Afol Metropolitana, Giuseppe Zingale, a proporre nell’aprile 2018 a Fontana “consulenze onerose in favore dell’avv. Luca Marsico” socio di studio del Governatore, in cambio della nomina, mai avvenuta, di Zingale alla “direzione generale Istruzione Lavoro e Formazione della Regione”.

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Dalle oltre 700 pagine dell’ordinanza è emerso che lo stesso governatore lombardo avrebbe ricevuto e declinato la proposta corruttiva: non denunciò ed è parte offesa di un’ipotesi di istigazione alla corruzione, ma gli inquirenti, che ieri hanno ascoltato una serie di persone, stanno valutando la sua posizione e lo sentiranno a breve. “Io vado avanti corretto e trasparente come sempre sono stato, consapevole del compito difficile che mi è stato affidato con il voto popolare”, ha detto il governatore lombardo in aula ieri pomeriggio, prima però che i pm decidessero di indagarlo.

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E nell’inchiesta torna anche una vecchia conoscenza dei tempi di Mani Pulite, Loris Zaffra: è tra i 95 indagati che avrebbero messo in atto un “programma aperto” con lo scopo di arricchire “la propria potenza economica ed imprenditoriale” e di controllare “molti gangli nevralgici attraverso i quali passa il denaro pubblico in alcune province della regione” e fuori regione. Una quindicina gli episodi di corruzione contestati ma le mazzette al momento accertate si aggirano, in totale, attorno a 150mila euro. E proprio a sostegno della sua ricostruzione il giudice riporta molti dialoghi, che risalgono soprattutto all’anno scorso, captati dalle microspie piazzate dagli investigatori. E così Tatarella, ritenuto a ‘libro paga’ di D’Alfonso, non nasconde le sue speranze: “dove c’era l’Expo infatti stiamo cercando di capire se riusciamo ad entrarci un po’ pure noi”, dice al suo interlocutore. E questo mentre, c’è “un’ombra quanto mai allarmante sulle modalità con le quali” Altitonante “potrà gestire la delicatissima delega alla ‘Rigenerazione e sviluppo dell’Area ex Expo”. Ma chi dà l’idea degli comportamenti predatori da “veri e propri ‘succhia-sangue'” degli indagati – in particolare di Caianiello – è il parlamentare di FI Sozzani : “Poi Jurassic Park si muove, eh! … – sono le parole del deputato – perchè lì a Varese Jurassic Park c’è, eh! …Spielberg l’ha girato lì il film”. Un battuta che fa dire al gip che la sopravvivenza “di una realtà così antistorica è possibile soltanto grazie alla presenza in loco di un dinosauro della politica rivestito da una corazza così dura ed impermeabile alle varie tempeste giudiziarie, che avrebbero dovuto spazzare via ogni residuo di quella logica clientelare, che gli ha permesso di resistere e di irrobustirsi nei decenni”.

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Quanto al finanziamento illecito ai partiti, c’è anche il modo di dire “ho fatto un deca anche a lui” con cui D’Alfonso intendeva un versamento da 10 mila euro, mentre nelle conversazioni ricorre costantemente la parola “il numero” per indicare l’entità della tangente. E poi tra i dialoghi spuntano anche i consigli di Zaffra su come mettere le “mazzette” al “sicuro in Svizzera o in Liechtenstein” e il lungo elenco degli incontri da Berti, il ristorante non molto lontano dal Pirellone e già citato in altre inchieste milanesi, diventato per gli indagati “la mensa dei poveri” soprannome dato anche alla nuova indagine della Procura.

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