Soprattutto, suona come uno schiaffo non solo a Salvini, ma all’intera nomenklatura leghista, schierata con l’esponente indagato e convinta di poter reggere l’urto dell’offensiva del M5S. Questa vicenda , in realt, uno spartiacque. Conferma la volont dei vertici del Movimento, di intimidire il Carroccio, scoraggiandone eventuali tentazioni elettorali; e di fare capire al suo leader che, se vuole l’autonomia regionale al Nord, se vuole pi consensi, deve passare sotto le forche caudine del contratto: non quello ufficiale ma quello parallelo, tacito, inesorabile, che tiene la Lega al guinzaglio dei voti veri del 4 marzo del 2018, non di quelli, per ora virtuali, dei sondaggi del maggio 2019.